Il liquore di amarene (detto in dialetto liquore ‘r foglie r’amarena) è una specialità tipica dei distillati alcolici campani. In questo senso, la preparazione è diffusa senza soluzione di continuità lungo tutto l’arco territoriale regionale.
Si tratta sostanzialmente di un rosolio; questa soluzione liquorosa, introdotta alla corte francese da Caterina de’ Medici nel XVI secolo, ottenne grande successo in tutta Europa.
La Regione Campania riconosce questo liquore come Prodotto tradizionale (cfr. scheda prodotto sul sito di Agricoltura Regione Campania).
L’origine del liquore di amarene nella tradizione campana è da ricercarsi nelle vaste coltivazioni di questo prodotto che occupavano l’entroterra regionale. Oggi l’amarena è molto meno diffusa, ma la preparazione del distillato rimane come elemento culturale diffuso.
Tra gli esempi di questa produzione in chiave moderna troviamo oggi il Don Fa’ di Fabio de Beaumont, che viene prodotto a Castelvetere sul Calore. Qui viene prodotto non un liquore vero e proprio, ma uno cherry, ovvero un vino aromatizzato con infusione di foglie di amarena, alcool e zucchero.
La preparazione del liquore di amarene avviene partendo da due ingredienti fondamentali: le foglie di amarena e il vino bianco. In alcuni casi è anche previsto l’uso dei noccioli di amarena.
La macerazione di base, con foglie e vino, dura circa 15-20 giorni; in seguito si aggiungono alcool etilico a 90° e uno sciroppo semplice di acqua e zucchero. La seconda macerazione, ovvero quella finale, permette al liquore di raggiungere una gradazione alcolica media, intorno al 30%.
Lo sciroppo di noccioli prevede invece l’uso del solo alcool a 90° con una macerazione di massimo 20 giorni e l’addizione della soluzione sciroppata.
In ambedue i casi si ottiene un liquore di amarene molto dolce – un rosolio, per l’appunto – di colore isabelliano. Si tratta di una sfumatura di giallo-marrone, lievemente tendente al crema, il cui nome è da attribuirsi a Isabella d’Austria o a Isabella di Castiglia.
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