Cosa significa, oggi, bere consapevolmente? Non è più la solita indicazione da pubblicità progresso che invita a non esagerare con il bicchiere, ma ha assunto un significato nuovo. Consapevolezza di cosa si versa nel bicchiere, cosa si ripone nella propria vineria casalinga, consapevolezza negli abbinamenti cibo-vino che significa anche concedersi accostamenti azzardati o diversi dalla canonicità di un tempo.
Riscoprire il piacere di un vino come forma di meditazione e anche di coccola, trasformare l’assaggio nel rito della socialità e soprattutto conoscere i territori e le storie dei produttori. È il leitmotiv che c’è dietro La Versione di Gunter, una nuova forma di e-commerce del vino che gioca su una narrazione tematica diversa. Non più vini di massa ma perle selezionate in Italia e nel resto del mondo, un marketing che parla alle persone con bottiglie che non sono numeri, ma racconti di vita vissuta.
Quale forma migliore di esaltare il vino se non dare voce a coloro che gli danno vita? E così, Gunter si fa testimonial di sé stesso ed Explorer. Da solo, o in compagnia di Simona, parte alla volta di cantine e territori, esplora e conosce, narra le sue impressioni e quelle dei protagonisti di una rivoluzione della narrativa enologica. Le storie di vita vera sono il primo veicolo attraverso il quale queste cantine, spesso realtà piccole e rimaste ai margini della grande distribuzione (per scelta o per logiche commerciali), scelgono di istituire un legame di fiducia reciproca tra chi produce e chi porta a casa il frutto del loro sacrificio quotidiano.
Un po’ la stessa fiducia che La Versione di Gunter ripone nei consumatori che scelgono la sottoscrizione annuale, una nuova forma di approccio alla vendita del vino. Ogni mese, Gunter sceglie una bottiglia da un catalogo selezionatissimo, una chicca che non compare sul solito scaffale e che arriva a casa vostra con un packaging di design, colorato, intrigante. Un regalo mensile per voi stessi o per una persona speciale, realizzato con cura, che non parla alla mente ma al cuore del bevitore.
Consapevolezza sì, ma con gusto. Lo stesso che andiamo a scoprire visitando alcune realtà dell’enologia italiana che, a discapito di una misura ridotta, costituiscono delle vere e grandi eccellenze.
Se 150 ettari corrispondono a circa 22 campi da calcio, ecco che abbiamo trovato una formula di facile approccio per capire l’estensione dei vigneti del Loazzolo. Tutta uva Moscato bianco, di origine antichissima, una enologia di recupero che ha visto riutilizzare terreni aspri e difficili per produrre dei grappoli di altissima qualità.
Quella di Loazzolo, nel cuore dell’Astigiano, è una coltivazione che parla una lingua ormai passata, ma che ha saputo rimanere salda nel suo legame con la tradizione. Dalla pigiatura all’imbottigliamento, fino al riposo in botte prima e in bottiglia poi, si seguono procedure che sembrano ormai tramontate, ma che in realtà rispondono all’esigenza di preservare il bouquet di colore e sapore che caratterizza quest’uva.
È dal 1992 che Loazzolo, piccolo comune collinare, può fregiarsi di questo ambito riconoscimento della Denominazione di origine controllata: la sovrammaturazione delle uve, oltre ai due anni minimi di affinamento, danno vita a un bianco decisamente forte, con una gradazione alcolica che lo rende perfetto come vino da meditazione. Da solo, infatti, riesce a sprigionare tutta la storia e l’amore dei soli otto produttori che gli danno vita, ma allo stesso tempo si può accompagnare ai migliori formaggi stagionati del Piemonte, in un incontro di eccellenze per una delle regioni più enogastronomiche d’Italia.
Chi non conosce il Chianti? Il più rosso tra i rossi, il più italiano dei vini, un vero portavoce dell’enologia tricolore nel mondo. Quando dici Chianti pensi subito alle colline toscane, verdeggianti seni di una natura che qui ha davvero progettato tutto sin nei minimi dettagli. Gunter ha visitato una di queste realtà, una “eccellenza in miniatura” dove vengono prodotti vini straordinari, come il Terzo Movimento Chianti Classico Riserva DOCG, che viene prodotto in appena duemila bottiglie, vera e propria cartina tornasole di una esclusività che arriva nel bicchiere con un bastimento carico di tradizione del Chianti. In questa realtà d’autore, piccola ma esclusiva, Gunter ha incontrato Sarah Campani, vero e proprio deus ex machina che, a un tiro di schioppo da Castelnuovo Berardenga, produce vino d’autore con la sua piccola vigna di 2,5 ettari.
3 etichette, 2 giorni per imbottigliare, 7000 bottiglie all’anno. Un miracolo di bontà, una sorpresa che unisce passione e schemi antichi, e che conferma la straordinaria pulsione dei Toscani per l’eccellenza del buon bere.
Oltre a Loazzolo, sono diverse le denominazioni di origine controllata in Italia che, a discapito di una superficie decisamente ridotta, riescono lo stesso a ritagliarsi uno spazio significativo sulla scena enologica, grazie a politiche di produzione fortemente improntate sulla qualità.
Nel 2008 questo ruolo è toccato a Tullum, una DOC della provincia di Chieti che oggi è addirittura DOCG, dove la presenza dei fiumi, la vicinanza all’Adriatico e alla Majella garantiscono le perfette condizioni climatiche per grandi vini d’Abruzzo.
A Vigoleno c’è invece il Vin Santo DOC, una produzione enologica caratterizzata da questo elegante vino da meditazione della Val d’Arda, che rispetto all’omonimo toscano si caratterizza per il raddoppio del tempo di fermentazione delle uve.
Infine, il Moscato di Scanzo DOCG può vantare sia un territorio particolarmente ridotto che una storia risalente addirittura al I secolo a.C. ma ufficialmente codificato solo nel 1347. Una ricchezza in bottiglia tanto apprezzata sia in Italia che all’estero.
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