I maccheroni alla chitarra sono un tradizionale prodotto della gastronomia abruzzese, che vengono preparati anche nelle case durante le feste e nelle occasioni speciali.
Diffuso su tutto il territorio regionale, è considerato il primo piatto abruzzese per eccellenza
I maccheroni alla chitarra si presentano come uno spaghetto a sezione quadrata ottenuto da un impasto di farina e uova. La pasta va lavorata per 35-40 minuti e stesa col matterello in modo da ottenere una sfoglia non troppo sottile.
Una volta realizzata la sfoglia di pasta, questa viene tagliata in rettangoli lunghi 60 cm circa e larghi circa 20 che vengono pressati con il matterello sulla “chitarra” fino a ottenere dei maccheroni che scendono sul piano inclinato posto all’interno.
Questo tipo di pasta si presta a qualsiasi tipo di condimento, anche se tra i più utilizzati in Abruzzo c’è il classico sugo alle pallottine di carne, il sugo alle tre carni, oppure con pomodoro e basilico, o con funghi e tartufi, o ai frutti di mare.
Disporre la farina a fontana. Lavorare la pasta per 35 – 40 minuti aggiungendo contemporaneamente le uova ( bianchi e rossi), Col matterello fare una sfoglia non troppo sottile.
Tagliare la sfoglia in rettangoli lunghi 60 cm. circa e larghi circa 20.
Porre ogni rettangolo sulle corde della chitarra ( nel senso della lunghezza) e premere con il matterello, così da ottenere dal taglio della sfoglia i caratteristici maccheroni.
Il nome di “maccheroni alla chitarra” deriva dallo strumento attraverso il quale l’impasto viene tagliato. La “chitarra” (cosiddetta, perché le sue corde di acciaio vibrando emettono il suono caratteristico dello strumento musicale) si compone da un telaio di legno rettangolare, oppure da due telai con le facce contrapposte che hanno nel loro spazio interno un piano inclinato di legno sul quale sono fissate delle corde metalliche, distanziate 2-3 millimetri per i maccheroni; dalla parte opposta le corde sono fissate a distanza di 4-6 millimetri e sono utilizzate per le fettuccine.
La “chitarra-maccarunare” ideata per rendere più facile alle massaie il taglio esatto delle “tajarelle” fu realizzata più di un secolo fa. Il progetto si deve di “setacciari ”di San Martino sulla Marrucina (Chieti), che costruirono il prototipo verso il 1860. Il modello conteneva del filo d’acciaio o acciaioso, di origine tedesca, progressivamente sempre più diffuso.
L’attrezzo era chiamato in origine “carratore per pasta” (in dialetto “lu carrature”). Con questo nome è citato in un documento notarile pescarese del 1871, tra i tanti oggetti facenti parte del corredo di una sposa.
Il nome “carratore” deriva dal francese “carrer” che significa squadrare regolarmente, e gli è stato attribuito nel luogo di origine, San Martino sulla Marrucina, durante l’influenza linguistica transalpina sul dialetto abruzzese, protrattasi dal periodo angioino fino al periodo murattiano.
Soltanto ai primi del Novecento il “carratore” cominciò a essere chiamato “chitarra”.
Ricca è la bibliografia che attesta la lunga tradizione tipicamente abruzzese dei maccheroni alla chitarra.
In particolare sono importanti i contributi di Rodolfo Molino Sulla chitarra-maccheronaio e di Angelo De Victoriis-Medori in La Cucina Teramana nella Gastronomia Abruzzese, rispettivamente apparsi sul n.10 e sul n.11 A.IV della rivista “Abruzzo gastronomico”, e infine il testo di Rino Faranda Gastronomia Teramana (Ed. Tercas, Teramo 1978).
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