1kg per 4/6 persone:
Trippa: 200 gr. tra Rumine, Abomaso e Reticolo – 400gr. di Omaso (cosiddetto “Centupezzi”)
Altre interiora di vitello: 200 gr. tra Esofago, Polmone, Milza e Cuore (facoltativo) (le frattaglie di vitello in dialetto sono dette “Diuneddi”)
Carne di vitello: 200gr di pancia
Condimento: 200 grasso animale
Sugo:
100 gr. di concentrato di pomodoro
1,5 litri di conserva di peperone
Aromi:
alloro, origano, peperoncini piccanti calabresi
Sale: q.b. da mettere a fine cottura
Dopo aver sciacquato le interiora (trippa, centopezzi, esofago, milza, polmone ecc..) e il grasso mettete il tutto in una pentola colma di acqua e ponete sul fuoco a bollire. Le carni saranno pronte quando si potranno infilare con una forchetta.
Una volta cotte le interiora, mettete da parte il grasso che affiora in superficie, e tagliate il tutto in piccoli pezzi. I pezzi non devono essere ne troppo grandi ne troppo piccoli.
Si prepara un soffritto a fuoco vivo con peperoncino, alloro, origano, la colatura del grasso e poco olio, si aggiunge la carne, si sala il tutto e si fa rosolare finchè non toglie l’acqua in eccesso.
Dopo aver soffritto il tutto, mettete a fuoco molto lento; si aggiunge il concentrato di pomodoroe la salsa di peperoni , si fa insaporire la carne, e subito dopo si aggiunge la conserva di pomodoro.
Si aggiunge dell’acqua tiepida (e preferibile mettere quella della bollitura delle interiora).
Dopo mezz’ora mettete un mazzo di origano intero (foto sesta fase) nella pentola e utilizzate questo per rimestare il morzello.
A questo punto non ci resta che aggiustare di sale e peperoncino e aspettare.
Dopo circa 4 ore il morzello sarà pronto
Prodotto De.Co. (Denominazione Comunale d’Origine).
“U Morzeddhu” era la colazione che gli operai consumavano prima di iniziare il lavoro o durante una pausa. La città era piena di piccole osterie che offrivano questa pietanza, ne ricordiamo qualche morzeddaru: Rorò e Zerafina, Grazia a Lulla, ‘u’Ncurunatu, Turi Giustu, Liarò, Pudìa, ‘u Recanatu, Pocusangu e tanti altri.Ma da dove arriva la parola morzello? Molte sono le definizioni, il dizionario della lingua italiana indica come morsello “la quantità di cibo che si può mettere in bocca in una sola volta o che si stacca con un solo morso”, l’etimologia della parola deriva dal latino morsus, participio passato del verbo mordere, ma troviamo tracce anche nella lingua francese “morsel” ed in quella spagnola “al muerzo”.
Il morzello va mangiato nella Pitta, tipico pane catanzarese a forma di ciambella, che per il morzello deve essere senza mollica (nelle panetterie locali si produce appositamente).
Il vero Morzello si prepara e và mangiato nelle putiche: un tempo la città era piena di questi posti nelle viuzze del centro storico. Le riconoscevi a distanza, con la “Tiana” piena di morzello fumante sulla porta, e la via cosparsa dal profumo sprigionato dai diuneddi che pippiano. Oggi, purtroppo, tutto questo non c’è più, ma per fortuna ancora qualcuno tiene viva la tradizione;
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