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Nel cuore delle Alpi si nasconde uno dei territori più belli e gustosi d’Italia: cosa vedere e cosa mangiare in Valtellina, regno di bresaola e pizzoccheri

Marianna Di Pilla  | 14 Feb 2025
Valtellina, cosa vedere e cosa mangiare

Siamo in Lombardia, in una valle incastonata tra le Alpi Retiche occidentali e le Alpi Bergamasche: la Valtellina è una regione geografica che si identifica con il bacino del fiume Adda a monte del lago di Como, ed è una terra ricca di tradizioni che ospita turisti sia in estate sia in inverno. La ricchezza di questo territorio è testimoniata anche dal patrimonio artistico e architettonico che si può notare passeggiando in questi luoghi. Gli oltre 400 km di piste da sci in inverno lasciano poi spazio in estate spazio agli appassionati di ciclismo. Cosa vedere e cosa mangiare in Valtellina? Scopriamolo.

Cosa vedere in Valtellina

Natura, cultura, enogastronomia sono solo alcune delle tante ricchezze che la Valtellina ha da offrire. Caratteristica di questa zona sono i muretti a secco, un’antica sapienza iscritta all’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. Spesso nelle campagne e nei vigneti si trovano questi caratteristici muretti a secco, utili per coltivazioni e per la vinificazione. Furono i monaci cattolici intorno al XXI secolo a impiantare qui le vigne e a creare intorno a questo prodotto un mercato. Il vitigno predominante è il nebbiolo, raccolto con una vendemmia tardiva effettuata in ottobre.

Da non perdere il Trenino rosso del Bernina, un viaggio indimenticabile con partenza Tirano e arrivo a St.Moritz, un tragitto che regala paesaggi spettacolari, definiti dal National Geographic “uno dei viaggi ferroviari più belli del mondo”.

Per i più avventurosi c’è il ponte tibetano più alto d’Europa con una lunghezza di 234 metri e alto 140 metri. Se cercate un po’ di sano relax allora le Terme di Bormio fanno al caso vostro, ci sono ben tre stabilimenti termali tra vasche panoramiche e piscine all’aperto. Infine potete visitare i piccoli borghi caratteristici della Valtellina come ChiavennaLivignoMorbegno e Sondrio, il capoluogo di provincia.

Cosa mangiare in Valtellina

Pizzoccheri della Valtellina, curiosità
Pizzoccheri

Uno dei cibi più rappresentativi della Valtellina sono i Pizzoccheri, ovvero una specie di tagliatelle preparate con farina di grano saraceno e condite con verza, patate, burro e con il formaggio Casera Dop della Valtellina. I pinzoccheri sono così importanti nella zona che esiste dal 2002 l‘accademia del Pizzocchero che custodisce gelosamente la ricetta originale. Non solo i pinzocheri ma anche gli sciatt ovvero le frittelle di grano saraceno con formaggio e come non nominare poi la bresaola della Valtellina, tutelata dal marchio IGP, uno dei prodotti simbolo. Tecniche di stagionatura antiche e un microclima unico regalano un prodotto unico, povero di grassi e ricco di proteine, per questo spesso scelto dagli sportivi. La bresaola si gusta al naturale o per arricchire diverse ricette.

Tra gli altri prodotti IGP le mele della Valtellina, una piccola produzione di altissima qualità, una mela che cresce e matura sull’albero. Tra le qualità più note la Stark Deliciousm di colore rosso brillante, molto croccate e aromatica, la Golden Delicious con un gusto dolce e aromatico e infine la mela estiva Gala dolce molto succosa, matura a Ferragosto. Non da meno i formaggi prodotti con latte di alpeggio come il Bitto e il Valtellina Casera a marchio DOP.

Il Bitto ha origini davvero antiche, un prodotto che si fa risalire ai Celti. Questo formaggio a latte crudo ha tutti i profumi dell’alpeggio che vengono esaltati dalla stagionatura prolungata. Chiudiamo con i vini che sono prodotti qui fin dai tempi dei Romani, grazie anche i muretti a secco accennati in apertura, che hanno reso possibile il terrazzamento di questo territorio. Tra i DOCG lo Sforzato, un delizioso passito rosso e il Valtellina Superiore, prodotto con le uve raccolte tra Berbenno di Valtellina e Tirano. Tra le DOC invece quella delle Alpi Retiche.

La bresaola della Valtellina IGP


Bresaola di cervo, prodotto tipico piemontese e lombardo

Brezavola, brisaola o brazavola: termini antichi per indicare l’uso del sale e dei bracieri nella conservazione e asciugatura delle carni. Da qui nasce la Bresaola che dal medioevo a oggi conserva gusto e tradizione.

La zona di produzione è rappresentata dall’intero territorio della provincia di Sondrio.

È un prodotto ottenuto da carne di manzo salata e stagionata. È ricavata da animali di età compresa fra i due e i quattro anni, di cui si utilizzano diverse masse muscolari:

La tecnica di conservare le carni mediante salatura ed essiccamento è molto antica e viene praticata da secoli in tutto l’arco alpino. Nella Valtellina si diffonde presto grazie al clima mite della zona, adatto a questo tipo di lavorazione. I primi documenti scritti relativi alla Bresaola risalgono al 1400 ma l’origine di questo salume tipico sono sicuramente antecedenti il Medioevo.

La prima fase del processo produttivo è rappresentato dalla scelta accurata dei tagli di carne. Una volta rifilato, ovvero ripulito dal grasso e dalle parti tendinose esterne, il pezzo di carne viene salato a secco: viene cosparso con sale, aromi naturali e a volte vino, spezie e zuccheri.

La Bresaola è, tra i salumi, uno dei prodotti che meglio risponde alle esigenze nutrizionali del consumatore. Presenta un alto contenuto proteico, una bassa quantità di grassi e un apporto calorico ridotto.

Per evitare che perda in freschezza, come tutti i salumi, la Bresaola deve essere acquistata in quantità adeguate al consumo e deve essere conservata in frigo in vaschette di plastica.

La carne deve risultare compatta al taglio, deve avere un colore rosso brillante, un profumo delicato lievemente aromatico, un sapore gradevole mai acido.

Come si consuma? La Bresaola della Valtellina deve essere tagliata in fette sottili dello spessore di 1-1,5 mm per apprezzarne completamente la fragranza. Si può gustare sotto forma di Carpaccio condita con olio, pepe e limone e cosparsa con foglie di rucola e scaglie di parmigiano.

Curiosità: Le origini del termine bresaola sono ancora poco chiare. In passato si incontravano anche i termini di brazaola, brisaola o brezavola. Potrebbe derivare dall’espressione sala come brisa, per l’uso del sale nella conservazione delle carni; oppure dal termine brasa (in dialetto: brace) o brisa, in svizzero, poiché un tempo l’asciugatura del prodotto avveniva in locali riscaldati da bracieri; da qui brasa-saola.

Marianna Di Pilla
Marianna Di Pilla



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