
Il Molise è la più piccola delle regioni italiane. Così piccola, così poco abitata che per molti, semplicemente e banalmente, “non esiste”.
Alla sua fama così curiosa, o meglio alla leggenda della sua inesistenza, non contribuisce certo la storia politico-amministrativa del nostro paese che, fino al 1970, l’ha relegato ad essere un territorio “di secondo ordine”, all’interno dell’artificiosa regione dell’Abruzzi e Molise.
Con la conquista dell’autonomia regionale, data dal distacco della provincia di Campobasso da questa regione ampia, e con la successiva formazione della provincia di Isernia, si è finalmente riconosciuto il valore identitario di una terra speciale.
Non un luogo qualsiasi, che separa idealmente il Centro e il Sud Italia, ma una delle “culle della civiltà” che, grazie a studi archeologici e paleontologici, ospita reperti antichissimi.
Tra il 2014 e il 2015 una serie di ritrovamenti, tra cui uno favorito da un lavoro sinergico tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università degli Studi di Ferrara, ha portato alla luce un incisivo appartenente a un bambino che sarebbe vissuto circa 600.000 anni fa. Si tratta, in questo senso, del più antico resto umano mai ritrovato in Italia, il che lascia presagire come la zona dell’attuale Molise fosse già anticamente abitata.
Terra sannita, ellenistica, romana e variamente dominata dai regni centro-meridionali fino all’epoca contemporanea, il Molise ha aggiunto al suo bagaglio storico e tradizionale una lunghissima serie di elementi, che vanno dalla più antica fabbrica europea ancora oggi in attività (la produzione di campane della famiglia Martinelli, fornitori pontifici riconosciuti) ai siti archeologici di Pietrabbondante e Altilia.
Un territorio che, come dicevamo, pur nella sua ridotta estensione territoriale presenta una varietà di paesaggi e di potenzialità turistiche potenzialmente infinita. Lo dimostra la presenza di laghi, vette appenniniche che superano facilmente i duemila metri, stazioni sciistiche e mete termali, luoghi del culto religioso e ampie spiagge sabbiose dove ritrovarsi d’estate ad ammirare il profilo dei “trabucchi”, le palafitte marine adibite a casupole per la pesca.

Vista panoramica sul Santuario di Castelpetroso, immerso nella natura isernina
L’itinerario alla scoperta dei sapori del Molise parte dall’estremità marittima della regione, la bella località di Termoli, nell’alto campobassano. Con poco più di 33mila abitanti, la cittadina è la seconda più grande dell’intera regione, subito dopo Campobasso, e si estende dalla costa adriatico fino all’entroterra fluviale bagnato dal Biferno e dal Sinarca, due corsi d’acqua a carattere prevalentemente torrentizio, fortemente stagionale.
La cittadina, che dal mare si evidenzia nel perimetro del cosiddetto “Paese vecchio”, offre alcuni luoghi di particolare interesse turistico, come la duecentesca Cattedrale di Santa Maria della Purificazione e il coevo Castello Svevo, attribuito nella volontà realizzativa a Federico II di Svevia. La pesca a strascico e i trabucchi, oltre che fondamenti dell’economia cittdina, ci introducono anche ai sapori della località, dove domina la scapece, una zuppa di pesce il cui nome non deve farci confondere con la preparazione delle zucchine tipica invece della tradizione partenopea.
Lasciata la città, il percorso turistico nel cuore del Molise attraversa la SS647 “Bifernina”, importante direttrice locale, in direzione di Guardialfiera e dell’omonimo lago, un invaso artificiale costituitosi negli anni Settanta con la costruzione della Diga del Liscione. Da qui, si può godere di un pregevolissimo panorama sulla vallata circostante.
L’itinerario, alternando tratti pianeggianti a percorsi lievemente collinari, prosegue da qui tra piccoli borghetti per circa 50 chilometri, attestandosi dapprima in corrispondenza di Bagnoli del Trigno, non lontano dal confine abruzzese. “La perla del Molise”, così è chiamata quella piccola località, si trova già in provincia di Isernia, a poco meno di 700 metri di quota. Merita una visita la Chiesa di San Silvestro, maestoso luogo di culto sorto tra le due rocce che sovrastano l’intero abitato, con il campanile che sembra un’emanazione stessa dei pinnacoli rocciosi.
Si giunge così, risalendo le vette dell’Appennino molisano, ad Agnone, la città delle campane. Non solo la Fonderia Marinelli, attiva già dall’XI secolo, ma tra le particolarità di questo comune di montagna troviamo anche il cosiddetto confetto riccio agnonese, fatto con zucchero, mandorle e gomma arabica. Una prelibatezza che, probabilmente, è facile associare con la non lontana tradizione del confetto di Sulmona, in Abruzzo.
Salendo ancor più di quota si giunge ai 1.421 metri sul livello del mare di Capracotta, il secondo comune più alto dell’Appennino. Terra di transumanza sin dal Medioevo (sebbene oggi vi prevalga il turismo invernale), qui sopravvive una forte attenzione alla produzione casearia, con la valorizzazione del caciocavallo molisano, dal sapore lievemente piccante e deliziosamente intenso.

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