I taralli sono irresistibili, perché coniugano semplicità e bontà e si trovano in tutte le declinazioni: formato molto piccolo, medio, oppure i più grandi, dai semplici, a quelli aromatizzati con un ingrediente specifico, a quelli dolci.
Sono uno snack adatto a tutte le ore del giorno, perché funzionano benissimo come spezza fame, ma li trovano anche in accompagnamento all’aperitivo, oppure si possono mangiare durante i pasti per accompagnare le pietanze in sostituzione del pane, in modo da arricchire il gusto.
I taralli hanno alle spalle un bel passato. Sicuramente siamo di fronte ad una ricetta antica, di origine povera. Le informazioni storiche fanno riferimento al XV secolo quando, in un periodo di carestia, si disponeva di pochissime cose.
Se andiamo a vedere gli ingredienti base dei taralli, abbiamo solo farina, vino bianco, olio e sale, tutto ciò che sicuramente avevano a disposizione anche allora. Le cose molto semplici sono facili da replicare e questa ricetta si diffuse con successo: gli anellini gustosi che mangiamo oggi divennero ben presto una risorsa da mettere a tavola non solo in periodi di magra.
I taralli nascono in Puglia, una regione che dei prodotti da forno ha fatto uno dei suoi maggiori successi. Il nome tarallo potrebbe derivare dal latino torrere che significa abbrustolire, in alternativa dal francese danal che indica il pane arrotolato. Al di là delle ipotesi sull’etimologia, possiamo dire con certezza che questa preparazione è diventata una ricetta tipica di un’altra regione. Ricordiamo intanto che il tarallo pugliese è un prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T), questo a testimonianza dell’importanza di questa ricetta speciale, la cui croccantezza e friabilità ne hanno decretato il successo.
Ci spostiamo dal mar Adriatico al mar Tirreno per descrivere un prodotto che è, di nome e di fatto simile, a quello pugliese, ma completamente diverso, tanto che ha guadagnato la sua forte identità.
Napoli è una continua tentazione in ambito culinario. Per chi ha la fortuna di visitarla c’è davvero l’imbarazzo della scelta, perché in città è un susseguirsi di prelibatezze disponibili ad ogni angolo. Lo street food è sicuramente uno dei punti di forza di un’offerta che spazia con un assortimento impressionante di specialità, ma questa ha conquistato uno spazio di tutto rispetto.
Mentre passeggiamo per le magnifiche strade partenopee, siamo circondati da negozi e chioschi attrezzati con ogni tipo di offerta culinaria, ma i taralli sono un must. Imperdibili e golosissimi, questa ricetta nasce come recupero della pasta per il pane, ma nel corso del tempo la preparazione si è arricchita. Oltre alle mandorle, che sono state aggiunte alla ricetta nel 1800, abbiamo la ‘nzogna (sugna), il grasso di suino, lavorato e inserito nella vescica. La sugna viene ricavata tagliando a tocchi il grasso di maiale, che verrà poi cotto in un pentolone di rame posto su fuoco a legna: grazie al calore ci sarà una separazione della parte liquida dalla solida. La parte liquida è ciò che verrà inserita nella vescica, per poi essere appesa al soffitto in modo che si conservi per diversi mesi, in un ambiente fresco e asciutto.
Grazie a queste materie prime, i taralli napoletani diventano un pasto da re. Le mandorle danno un tocco davvero originale a questa preparazione perché sono parte dell’impasto e ne vengono aggiunte alcune intere a scopo decorativo. In questa ricetta c’è anche il pepe, che dà una spinta in più al gusto, conferendo a questi taralli un carattere davvero inimitabile.
L’impasto viene lavorato velocemente, poi vengono ricavate delle lunghe strisce che, arrotolate insieme, diventano una doppia elica: per finire, si fa la chiusura a ciambella. La dimensione di questi taralli è piuttosto grande. Questi taralli si trovano in commercio in tutta Italia e non solo. Per chi ha la fortuna di mangiare i taralli a Napoli, si suggerisce l’assaggio in zona Mergellina che affaccia sul golfo. Ci sono taralli caldi disponibili che emanano un profumo straordinario, da gustare sul posto con una bella birra ghiacciata vista Napoli!
[foto copertina @Maxim Morales, Istock.com/solo uso editoriale]
Manuela Titta, cuoca per passione, gastronomo di professione e sommelier per vocazione
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