È l’Umbria che sa di vino, Gaite e meraviglia medievale. Tra folti filari di Sagrantino e l’azzurro discreto del Topino, a Bevagna il Medioevo non è una rievocazione ma un respiro quotidiano. 10 minuti a ovest di Foligno e mezzo battito di cuore da Montefalco, è il borgo che ti aspetti dall’Umbria più autentica: pietra serena, piazze che sembrano quinte teatrali e, soprattutto, una tavola che parla il linguaggio dell’olio buono e del vino serio.
Bevagna, cosa vedere
Bevagna non è un luogo da mettere in checklist, è un ritmo: lento, fragrante, profondamente umano.
Piazza Silvestri è l’epicentro emotivo: una delle piazze medievali meglio conservate d’Italia, asimmetrica il giusto, con la coesistenza virtuosa di San Michele Arcangelo (romanico con facciata bianca) e San Silvestro (romanico di tufo rosa). Al centro un’ottocentesca fontana in travertino invita allo scatto Instagram, ma l’atmosfera è da libro antico.
Dietro l’angolo ti aspetta il Teatro Torti, bomboniera neoclassica di 250 posti, balconcini dorati e platea ellittica: sbircia il calendario, spesso ci sono concerti e monologhi di qualità. Pochi passi più in là, il Museo Civico custodisce mosaici romani recuperati dalle terme di Bevagna (II sec. d.C.): squaletti, molluschi e atleti che ti ricordano quanto lontano arrivino le radici di questo borgo.
Scudi di mattoni e torricini difendono l’accesso alle Mura medievali: percorrile al tramonto per un colpo d’occhio su vigne, ulivi e la piana di Cannara che profuma di cipolla dolce. Sul lato sud, cerca l’Ex Colonia Iulia Concotium – tratto di Via Flaminia ancora visibile, con basolato romano perfettamente integro.
Se arrivi a giugno, preparati a vivere il borgo come nel 1250: Il Mercato delle Gaite divide Bevagna in quattro quartieri (Gaita San Giovanni, San Giorgio, Santa Maria, San Pietro) che competono in antichi mestieri, cucina e tiro con l’arco.
Puoi assistere alla filatura della seta, alla stampa a caratteri mobili, alla fusione della cera d’api per fare candele. Il tutto condito da taverne dove si mangia, si beve e si canta, rigorosamente in costume. Portati appetito e un pizzico di sano spirito agonistico: ogni Gaita vuole il tuo voto.
Bevagna è un trionfo di pietra onesta, di artigiani che ti spiegano la filigrana del loro mestiere, di vino che sa di prugna e di torrefazione antica. Tra una chiesa romanica e un calice di Sagrantino, capisci che il vero lusso è l’autenticità: chiacchierare con la sfoglina mentre chiude i cappelletti, assistere all’ora blu che inghiotte Piazza Silvestri, mordere una rocciata al naso di cannella.
Bevagna è piccina, ma la sua cucina è un atlante di sapori contadini.
Strangozzi al Sagrantino: pasta tirata a mano, ruvida, saltata con un ragù di pancetta e vino rosso che ricorda le vigne tutt’attorno.
Palombacci alla ghiotta: colombacci farciti con rigaglie, erbe di campo e l’immancabile olio EVO DOP Umbria Colli Martani; cottura lenta, sapore intenso.
Torta al testo: focaccia piatta cotta su pietra refrattaria, farcita calda con barbozza (guanciale) e cicoria ripassata. Street food di altri tempi.
Zuppa di cicerchie di Bevagna: legume ancestrale, presidio Slow Food, bollito in brodo leggero con aglio e rosmarino, servito con crostoni.
Nei ristoranti troverai anche tagliatelle al sugo d’oca, piccione disossato in salmì e la mitica parmigiana di cipolle di Cannara (settembre, quando le cipolle diventano rock star).
Siamo infine nel regno del Montefalco Sagrantino DOCG: rosso potente, tannico, da meditazione o da piatto robusto. Ma non trascurare il più snello Montefalco Rosso (blend di Sangiovese e Sagrantino) e l’elegante Grechetto di Todi per aperitivi in piazzetta. Molte cantine – Caprai, Tabarrini, Tenuta Bellafonte – offrono tour e degustazioni a 10 minuti di auto.
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