Pan barbarià

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: < 1 minuto

Pan Barbarià significa “pane imbarbarito”, e deve il suo nome alla farina usata per produrlo.
Questa infatti era ricavata dai raccolti di montagna, in cui si seminavano insieme sia la segale che il grano. La coltivazione mista aveva il suo perché nelle caratteristiche dei due cereali: resistente al freddo la segale, ma di stelo lungo e poco robusta per il vento in quota; con la spiga scarsa ma di stelo corto il grano, che così sorreggeva l’altra.
La miscela di semina, poi, dipendeva dalla quota e dalle caratteristiche dei terreni, quindi la farina mista risultante, che sui mercati torinesi si chiamava “Barbariato” non ebbe mai composizione precisa.
Ecco quindi la spiegazione del nome: farina mista ovvero “imbarbarita” , con cui produrre il pan barbarià e le sue versioni con patate, barbabietole e cipolle.

 

Territorio interessato alla produzione: Il pan barbarià si produce nelle vallate cuneesi, in Val Pellice, in Alta Val Chisone e in Alta Val Susa.

 

Cenni storici e curiosità
Le origini di tale tipo di pane nelle vallate cuneesi sono piuttosto remote e si possono fare risalire almeno alla fine dell’800. La documentazione scritta non esiste, e se ne tramanda memoria, comunque consistente e diffusa, per lo più orale.

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