Pane de kojuados noos

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: < 1 minuto

Composizione:
a. Materia prima: fior di farina, acqua, lievito naturale, sale.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:

Tecnologia di lavorazione: la farina, acqua e lievito, preparato la sera prima, vengono ben impastati. Dopo la lievitazione si lavora ancora la pasta che deve essere di consistenza morbida, si formano delle spianate dello spessore di 3-4 millimetri e il diametro di 35 cm. Vengono poi praticati degli intagli di forma triangolare, circolare o ovoidale in varie combinazioni che conferiscono ai pani l’aspetto di piccoli rosoni. Si passa al forno, poi a metà cottura le donne usano bagnare con un panno umido o un ramoscello una facciata del pane che, rimessa di nuovo al forno, diventa lucido.

Area di produzione: nel Logudoro.

Note: al pane dei “coniugati nuovi”, intagliato e traforato, viene attribuito il termine “pikkadu”, mentre “iskaddadu” quando bagnato. La lucidatura evidenzia il lavoro di intaglio. Può avere forme diverse: a mezzaluna, a cuore, a forma di uccello, di frutta o di oggetti di uso quotidiano. C’è anche la versione timbrata: nelle spianate sono impressi, tramite timbri di legno che imprimono sulla sfoglia cruda motivi decorativi di vario genere (Cfr. Aa.Vv, Pani tradizionali, arte effimera in Sardegna, Sassari, 1994). Alla confezione dei pani per nozz, che avveniva nella casa della sposa, partecipava tutta la famiglia e il vicinato o anche altre persone note per l’abilità di lavorare i pani cerimoniali.

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