Pane di ghianda

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: < 1 minuto

Composizione:
a. Materia prima: farina di ghiande, acqua, lievito naturale, sale.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:

Tecnologia di lavorazione: le ghiande venivano bollite in acqua per un’intera giornata. Poi si facevano asciugare bene e si portavano a sfarinare nel molino. Successivamente la farina veniva stacciata e la parte fine che si otteneva era utilizzata per la panificazione. Questa si impastava con il lievito, l’acqua e il sale. L’elaborato veniva fatto lievitare per molte ore, poi si confezionavano dei panetti a forma di pannocchia che venivano cotti nel forno a legna per circa un’ora. Quando erano disponibili l’uva passita essiccata in casa e un bicchierino di mistrà, venivano aggiunti all’impasto, ottenendo un pane più “gentile”.

Area di produzione: in provincia di Pesaro, nelle zone montane dell’Alto urbinate.

Note: alcuni studiosi affermano che la polenta (puls) originaria non era di frumento, ma di ghiande e ritengono che la schiacciata di ghiande cotta sulle pietre roventi fu la prima “polenta” e forse la prima preparazione culinaria dell’umanità. Non sorprende dunque se nei momenti di carestia l’uomo vi abbia fatto ricorso, non tanto perché non avesse altra scelta, quanto invece perché alimento già collaudato. Ciò non rende peraltro meno tragica la denuncia fatta alla Camera dei Deputati il 2 febbraio 1903 da un illustre medico, Angelo Celli, eletto nel collegio di Urbino: “Sapete che cosa mangiano in questo inverno, molti nostri contadini ? Le ghiande, come i maiali”.

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