In un mondo sempre più globalizzato dove le distanze si accorciano e le culture si intrecciano fino a crearne di nuove, il cibo diventa sempre di più l’emblema della condivisione e della multiculturalità. Ma in questo scenario in cui le eccellenze italiane si fanno ambasciatrici di tradizioni e storie millenarie che si impongono a livello globale come simbolo del savoir-faire e della qualità gastronomica del nostro paese, esiste un fenomeno che rischia di minare nel profondo quel patrimonio di sapori e saperi che è parte integrante dell’identità italiana: l’Italian Sounding, di cui l’esempio più famoso è il famoso parmesan made in U.S.A.
L’Italian Sounding è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più in tutti i mercati agroalimentari e si tratta di sfruttare la reputazione e l’attrazione che la buona tavola e il turismo enogastronomico italiani hanno nel mondo, per commerciare prodotti che in realtà hanno poco a che fare con il vero Made In Italy. Attraverso immagini, nomi e suggestioni evocative dell’Italia, si induce a far credere ai consumatori di stare acquistando veri prodotti tipici italiani, quando in realtà molto spesso hanno poco a che fare con i nostri metodi di produzione e tradizioni.
Un esempio emblematico, forse tra i più famosi di questo fenomeno, è il “parmesan” americano. Il parmesan, spacciato per cugino del nobile Parmigiano Reggiano italiano, si è conquistato al di là dell’oceano un posto d’onore sulle tavole degli americani, godendo della fama e della reputazione qualitativamente eccellente del nostro formaggio, che con la sua crosta dorata e il gusto inconfondibile è testimonianza dell’arte casearia che si tramanda da generazioni nelle terre emiliane.
La patria del parmesan americano è il Wisconsin, stato del Midwest, dove la produzione casearia è in costante crescita e sta raggiungendo velocemente i mercati di tutto il mondo. Ma il parmesan è davvero così simile o assimilabile al nostro Parmigiano Reggiano Dop? sembra proprio di no. Il formaggio che gli americani chiamano commercialmente “parmesan” è formato da una serie di caci molto differenti tra loro.
E’ pastoso, particolarmente grasso, di tonalità molto variabili, così come per le pezzature e dimensioni e prevede l’aggiunta di additivi. Niente a che vedere dunque con il vero Parmigiano Reggiano Dop, con la sua caratteristica grana derivata dai cristalli di tirosina. Le differenze sono evidenti anche nelle caratteristiche sensoriali che conosciamo bene, dalle note lattiche a quelle fruttate e di noce secca, marcate all’aumentare della stagionatura.
L’importanza di difendere il Parmigiano Reggiano dunque, va ben oltre la tutela di un nome o di un marchio, ma si tratta di preservare un’eredità che affonda le sue radici nella storia e nella cultura di un territorio. Non a caso il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha da tempo intrapreso questa battaglia di autenticità, facendosi custode di questo tesoro gastronomico e di una qualità che non ammette compromessi.
Ma questa è una battaglia che deve essere combattuta in gran parte dai consumatori, infatti solo la conoscenza dei prodotti originali e una nuova consapevolezza su quanto possa influire la scelta di un prodotto piuttosto che un altro, può tutelare realmente i nostri prodotti agroalimentari di eccellenza.
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