Composizione:
a. Materia prima: farina di mais, acqua bollente, lievito naturale, sale.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:
Tecnologia di lavorazione: la sera precedente la panificazione si butta sulla farina l’acqua bollente, lasciando riposare tutta la notte. Il mattino successivo si aggiunge il lievito acido sciolto in acqua appena salata, si impasta bene e si lascia lievitare per qualche ora. Poi vengono formate delle pagnottine da circa mezzo chilo di peso che completano la fermentazione per altri tre quarti d’ora. Successivamente si cuociono al forno.
Area di produzione: Teramo e provincia.
Note: viene consumato di preferenza con verdure cotte ma anche con altre pietanze. La scottatura in acqua bollente sembra essere il motivo principale della sua morbidezza e, a dispetto del nome (pan rozzo), è tutt’altro che rozzo. Il nome è riservato – nell’area centro meridionale – a quei pani fatti con farina diversa da quella di grano, che cuocendosi prendono un colore scuro. Esso è anche attribuito al celebre “parrozzo”, dolce pescarese. Differisce dal Parruozze pugliese perché fatto con sola farina di mais.
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