La regina che non sorride mai, Maria Teresa d’Asburgo, cedette all’insistenza del marito per assaggiare una fetta di pastiera e da lì, una volta l’anno, il marito poté vederla sorridere circa una volta l’anno. Magnatell ‘na risata nasce proprio da qui: fate la pastiera di grano più di una volta l’anno.
La pastiera di grano, il dolce pasquale che fa impallidire quasi ogni altra preparazione, è più semplice da fare di quanto si possa pensare. Ogni famiglia napoletana si litiga la legittimità della propria ricetta della pastiera napoletana, tramandata da nonna a figli, ma il segreto di una pastiera perfetta è l’amore con cui viene preparata.
E la ricotta di buona qualità.
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Leggenda (leggende*) narra (narrano) che la sirena Partenope, intrattenendo marinai e popolo, ricevette 7 regali che simboleggiano gli ingredienti base della pastiera napoletana:
Partenope, secondo leggenda, fondò Napoli: quei regali, lasciati in riva al mare dentro a delle ceste e usati per ingraziarsi Partenope (dalle mogli dei marinai), vennero ritrovati mischiati dalle onde. In una di quelle ceste, però, trovarono la pastiera di grano.
Ah, e prima che ve lo chiediate per sentito dire: le 7 strisce di pasta frolla, che si piazzano sopra la pastiera, sono i reticolati dei vicoli di Napoli?
No.
Era solo una bufala creata da una pasticceria napoletana qualche anno fa, smentita dagli stessi autori.
Non c’è una regola precisa. Le 7 strisce sono le rimasuglie di un’usanza che deriva da una (delle varie) leggende che riguarda l’origine della pastiera, ma servono a non far gonfiare troppo la pastiera. Includetene quante volete, oppure mettetene 7, ma sufficientemente grandi: regolatevi con la grandezza della pastiera.
Ciò si può fare anche, senza nulla togliere e senza escludere le bellissime strisce anche decorative, che alcune persone (sempre per leggende varie) applicano formando dei rombi, semplicemente bucherellando con una forchetta la base della pastiera prima di mettere il ripieno.
Detto questo, a proposito della frolla, non sforzatevi: meno si lavora la pasta frolla e la si lascia riposare, più sarà fragrante. È per questo che, tradizionalmente parlando, la pastiera va preparata un giorno prima (o due).
Una delle poche informazioni storicamente corrette è la comparsa della pastiera in uno scritto di Giambattista Basile, “La gatta Cenerentola”, nel “Lo cunto de li cunti”, nominandola in un banchetto finale. Prima edizione? 1634.
Ciancio alle bande, le ricette.
Voi saprete la verità sulle strisce, ma divertitevi ad introdurre l’argomento.
Questa variante richiede un po’ più di lavoro ma il risultato finale è una pastiera particolarmente lussuosa e appagante.
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