Il pastin è un impasto (in genere fatto a mano) di carne di suino e bovino, con aggiunta di grasso/lardo, sale, pepe, spezie e aromi vari (chiodi di garofano, aglio, cannella) e vino bianco, che si differenziano leggermente a seconda delle diverse zone di produzione. Il pastin viene preparato nei laboratori di macelleria.
Il Pastin viene tradizionalmente consumato cotto alla griglia o in padella e accompagnato da polenta. Nella versione più moderna, si è diffuso il panino imbottito col Pastin (a volte arricchito di formaggio alla piastra), una rivisitazione locale dell’hamburger ma coi prodotti del territorio.
Vi è anche chi lo consuma crudo, spalmato sul pane.
Il pastin è la variante bellunese delle salsicce e salamelle diffuse in tutto il Veneto. La tradizione di impastare carni diverse per la conservazione è chiaramente molto antica.
E’ inserito fra i Prodotti Agricoli Tradizionali della Regione Veneto.
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Territorio interessato alla produzione: Agordino, Valzoldana, Alpago e Valbelluna.
La storia: Il pastin rappresenta un’importante tradizione della cultura gastronomica della Provincia di Belluno. Il pastin nasce negli anni in cui la macellazione del maiale era un momento di festa, ma anche di necessità, per le comunità contadine che abitavano i paesi della Provincia; anni in cui la cucina era basata su un’alimentazione semplice e “povera”. Tracce bibliografiche del prodotto si trovano ad esempio nella prefazione al libro dello scrittore bellunese Gianluigi Secco: “Polenta e Tocio” edito nel 1972.
Descrizione del prodotto: Il pastin è un impasto di carne di suino e bovino, con aggiunta di grasso/lardo, sale, pepe, spezie e aromi vari (chiodi di garofano, aglio, cannella) e vino bianco, che si differenziano leggermente a seconda delle diverse zone di produzione. Il pastin è un prodotto fresco che si può consumare dopo la preparazione.
Processo di produzione: Il pastin viene preparato nei laboratori di macelleria. Si tratta di un impasto di carni bovina e suina impastate a mano con l’aggiunta dei suddetti ingredienti e aromi. L’impasto viene successivamente tritato con l’utilizzo di tritacarne con fori di diametro variabile a seconda delle differenti consuetudini. Il prodotto viene conservato nei banchi frigo delle macellerie in modo sfuso (all’interno di baccinelle) oppure all’interno di pellicole per alimenti che ne facilitano le operazioni di taglio e di servizio al consumatore. La conservazione avviene a temperatura non superiore a 4°C.
Reperibilità: Il prodotto si può reperire durante tutto l’anno presso le macellerie del territorio bellunese.
Usi: Può essere consumato cotto o crudo. In prevalenza, e per tradizione, viene consumato a seguito di cottura alla griglia o in padella e accompagnato da polenta.
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