Territorio interessato alla produzione: Intero territorio regionale, rinomata quella del comune di San Biase (CB) dal quale prende il nome.
Caratteristiche del prodotto
Le patate coltivate a San Biase che hanno avuto dal principio un pieno riscontro nel campo e nella cucina, sono di forma alquanto allungata ed appiattita con buccia giallastra o violacea e pasta biancocrema.
Cenni storici e curiosità
Il particolare clima fresco e la natura agronomica del terreno, consentono di produrre tuberi di elevata qualità culinaria e di lunga conservazione. Per queste caratteristiche merceologiche, le patate di San Biase sono state sempre apprezzate e richieste dalle popolazioni dei paesi vicini.
Fino a tempi assai vicini, infatti, molti commercianti e semplici consumatori si recavano sul posto nel periodo autunnale per acquistare, o scambiare con altre merci o derrate, la rinomata patata lunga di San Biase.
La patata lunga di San Biase è stata tra le prime comparse nel Molise. Nel rapporto fatto nel 1810 dal sindaco di Trivento, come risposta all’Inchiesta Murattiana relativa al Circondario (tra cui era compreso il territorio di San Biase), alla voce patata, è testualmente riportato: “Egli è da poco, che se n’è introdotto l’uso e con vantaggio. Negli anni scorsi più famiglie si sono con esse sostenute.” Questa è la prima citazione dell’uso alimentare di questo tubero nel Molise, essendo le altre riferite a dopo la restaurazione borbonica del 1815. Agnone, che è stato sempre considerato il centro primario di coltivazione della Provincia di Molise, ha conosciuto, infatti, la patata intorno al 1813.
Da una testimonianza di un’anziana donna, Adelaide D’Andrea, deceduta all’età di 96 anni nel 1972, la patata di San Biase risulta essere già conosciuta nel maggio del 1799. Fu proprio in quel mese, infatti, che fece una breve sosta, in un accampamento appena fuori del paese, un battaglione di soldati francesi diretto a Trivento a sedare una sommossa popolare. In quest’occasione alcuni ragazzi, avvicinandosi per curiosità ai nuovi arrivati, hanno potuto osservare per la prima volta che alcuni gendarmi, addetti alla cucina di campo, sbucciavano le patate per cuocerle. Tra questi ragazzi c’era la nonna di Adelaide, allora bambina che, insieme agli altri, ricevette da questi le bucce più spesse contenenti le gemme (e forse anche qualche piccolo tubero) e l’indicazione di come trapiantarle.
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