Per Alessandro Borghese era il miglior ristorante romantico della città dell’amore: chiude il bistrot vincitore di 4 ristoranti a Verona

Marianna Di Pilla  | 05 Lug 2025
[foto da account Instagram @antica_amelia_bistrot]

Passeggiando tra i vicoli di Verona, a due passi dalla leggendaria Casa di Giulietta, si incontra vicolo Due Stelle. Ed è proprio lì, al numero 5, che si cela una delle esperienze gastronomiche più intime e originali della città: l’Antica Amelia Bistrot. Piccolo, raccolto e in perfetto equilibrio tra eleganza e spirito urbano, questo bistrot ha saputo farsi notare per la sua identità forte e fuori dagli schemi. Non a caso, ha conquistato il pubblico televisivo nella celebre trasmissione 4 Ristoranti condotta da Alessandro Borghese, che lo ha incoronato miglior ristorante romantico di Verona nel 2022.

3 anni dopo, tuttavia, il ristorante che tanto aveva convinto Borghese chiude i battenti. Vediamo tutta la sua storia e quali sono stati i punti deboli di un concetto di ristorazione che non è riuscito a vincere la lotta del tempo.

Filosofia e innovazione di Antica Amelia

 

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Alla guida del locale c’è Micol Zorzella, chef autodidatta dal carisma immediato, che ha scelto di rinnovare completamente il concetto di accoglienza. La sua è stata una decisione radicale: rimuovere del tutto il personale di sala e servire direttamente gli ospiti, accogliendoli in un’unica grande tavolata condivisa da 12 coperti. Questo progetto, battezzato The Table, rappresenta l’idea di una ristorazione conviviale, trasparente, fondata su relazioni sincere. È un modello audace, ispirato ai ristoranti omakase giapponesi o alle cucine esperienziali nord-europee, ma declinato con calore veronese. Con The Table Antica Amelia ha ridisegnato il concetto di ospitalità. La tavola condivisa, gestita interamente da Micol e la sua piccola brigata, diventa un’esperienza totalizzante. L’esperienza risulta fluida, intensa, priva di fronzoli e al tempo stesso sorprendentemente elegante. Non si è più solo clienti: si diventa parte di un racconto, un filo conduttore che unisce tutti gli ospiti attorno a un’unica idea di gusto e di accoglienza.

L’atmosfera del bistrot è quella di un salotto raffinato: pietra viva, dettagli vintage sapientemente scelti, decorazioni floreali curate e luce soffusa che disegna morbide ombre sugli arredi. Le dimensioni contenute del locale sono bilanciate da una forte personalità estetica, capace di trasmettere eleganza senza ostentazione. All’esterno, un piccolo dehors regala una prospettiva raccolta sul cuore storico della città. La scelta degli interni racconta gusto e coerenza, ed è pensata per far sentire ogni ospite come a casa, ma con la cura di un servizio d’autore.

Una cucina che parla il linguaggio della tradizione con accento moderno

 

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Il percorso gastronomico pensato da Micol Zorzella si muove con grazia tra la tradizione veneta e suggestioni internazionali. Le materie prime sono di stagione, spesso a filiera corta, selezionate con rigore e rispetto. La cucina ha un’identità riconoscibile: italiana, ma con un respiro aperto sul mondo. Al centro della proposta c’è una trota del Trentino, leggera e raffinata, che si fa notare per l’equilibrio dei sapori e la cottura precisa. La zuppa di cipolle, reinterpretata con un brodo intenso ma non invadente, racconta una storia di comfort e memoria. Il manzo all’olio dell’Amelia, uno dei piatti simbolo, si distingue per la tenerezza della carne e per la salsa delicatamente emulsionata, che richiama la cucina bresciana senza perdere la veronesità del gesto. La millefoglie di patate, con miele di castagno, è una combinazione audace che gioca tra note dolci e salate, confermando la volontà della chef di osare senza mai perdere l’equilibrio. Chiude l’esperienza il celebre tiramisù, considerato da molti uno dei migliori della città: cremoso, strutturato e per nulla scontato. Da segnalare anche il lingotto di cioccolato, compatto e vellutato, che regala un’ultima carezza dolce, densa e profonda.

La selezione dei vini, seppur non ampissima, è ben curata. Si punta a etichette locali e a piccoli produttori italiani, con particolare attenzione ai bianchi di struttura e ai rossi eleganti che si sposano con la cucina di Amelia. Non mancano bollicine raffinate e qualche incursione nel mondo naturale, in linea con il profilo contemporaneo del locale. Il servizio, gestito in prima persona da Micol, è preciso, mai invadente, e accompagna l’ospite alla scoperta dei migliori abbinamenti possibili.

Criticità e spunti di riflessione

 

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Se da un lato l’esperienza proposta da Antica Amelia è straordinariamente innovativa, non mancano alcuni piccoli punti da tenere in considerazione. La dimensione contenuta del locale, ad esempio, comporta inevitabilmente una certa prossimità tra i commensali. Per alcuni, questo può essere un limite, soprattutto in occasioni dove si cerca maggior riservatezza. Alcuni piatti, come la millefoglie o la zuppa, possono essere percepiti come “preparati in anticipo” nei momenti di maggior affluenza, pur mantenendo un alto livello qualitativo. Infine, il prezzo – tra i 31 e i 50 euro a persona – colloca l’esperienza sopra la media delle trattorie veronesi, pur offrendo un rapporto qualità-prezzo assolutamente centrato.

[foto copertina da account Instagram @antica_amelia_bistrot]

Marianna Di Pilla
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