Parliamo de “I promessi sposi“, il libro di Alessandro Manzoni che segnò un importante passaggio nella lingua italiana: andando a Lecco è possibile visitare, nel cosidetto “Itinerario manzoniano“, diversi luoghi descritti nel romanzo. Informazioni utili sono presenti anche nel sito del comune.
Ci sono due diverse strutture che vengono indicate come “Casa di Lucia”: in ambedue i casi, si tratta di strutture lineari a due piani, con ballatoio e scale di legno ed un cortile.
La casa di Olate e una residenza private non aperta alle visite, quindi si può al massimo scorgere il cortile se il cancello è aperto; ad Acquate, invece, c’è quella che tradizionalmente viene indicata come casa di Lucia ed è, ad oggi, un’Osteria visitabile solo dai clienti. A due minuti di distanza si trova la Chiesa di Don Abbondio di Acquate.
Don Abbondio è il curato dal poco coraggio che dovrebbe sposare Renzo e Lucia ma, dopo minaccia di alcuni Bravi di Don Rodrigo, decide che non è più il caso.
Anche in questo se ne possono trovare due. La prima è la Chiesa Santi Martiri Vitale e Valeria: è un edificio che presenta elementi architettonici e stilistici risalenti a diverse epoche. La Chiesa di San Giorgio Martire in Acquate risale invece al 1232. Ampliata in diversi momenti, diviene parrocchia nel XV secolo e nel Settecento era considerata come la prima chiesa di Lecco. L’aspetto attuale è frutto dei lavori che iniziarono nell’agosto del 1846.
Don Rodrigo è un signorotto locale che vive nel crime e dimostra di disprezza regole e persone. Decide di ostacolare il matrimonio di Renzo e Lucia perchè interessato a quest’ultima. Il suo palazzo viene tradizionalmente identificato con la villa che sorge in cima allo Zucco, nel rione di Olate.
Questo palazzo apparteneva alla famiglia Arrigoni di Introbio, nobili potenti che furono protagonisti di una lunga faida contro la casata Manzoni, antenati dello scrittore. Attualmente la sua sede ospita una villa dall’architettura razionalista, privata e non visitabile, che ha mantenuto nella progettualità la torretta centrale, oggi più larga e più bassa rispetto alla precedente di manzoniana memoria.
Fra Cristoforo è un Cappuccino che non ha paura di Don Rodrigo ma anzi lo affronta e, nel mentre, aiuta Renzo e Lucia nella loro fuga. Figura di rilievo nei Promessi Sposi, il suo convento viene localizzato da Manzoni nel rione di Pescarenico.
La chiesa che si trova in quei pressi, con cui di identifica quindi il Convento descritto dal Manzoni, fu costruita nel 1576 e ospitò i Cappuccini fino al 1810, anno in cui Napoleone decise la soppressione dell’ordine.
Dell’antica struttura conventuale restano tracce nel cortile e nel portico dove si affacciavano le celle dei frati. Nel corso degli anni la chiesa è stata oggetto di rivisitazioni.
L’Innominato, sebbene figura sinistra nel romanzo, rappresenta per Manzoni la possibilità di conversione. Lucia viene portato nel suo castello per esserne prigioniera, sempre su volere di Don Rodrigo, ma sarà l’Innominato stesso a liberarla.
Il Manzoni non da indicazioni circa il suo castello ma tradizionalmente viene localizzato a Vercurago, nella frazione di Somasca.
Qui si trovano i resti della fortezza che nel Trecento fu proprietà della famiglia Visconti: proprio alla figura di uno dei proprietari, ossia Bernardino Visconti, pare che il Manzoni si sia ispirato per la costruzione del personaggio dell’innominato.
Ad oggi dell’antica fortezza si conservano intatti il muro perimetrale, parte dei bastioni difensivi e alcune torri, mentre gli spazi coperti e le cappelle presenti sulla sommità sono state in gran parte ricostruite in tempi successivi. Le mura originarie sono state in parte danneggiate dalle cannonate sparate dagli austro-russi contro i francesi, nel 1799.
Dopo il colloquio con il cardinal Borromeo, L’Innominato decide di convertirsi e liberare Lucia; sarà Don Abbondio e una donna, moglie del sato del paese, si recano al castello per prendere Lucia.
Proprio in casa del sarto Lucia trova ospitalità, riuscendo anche ad incontrare nuovamente la madre Agnese. La loro casa fu espressamente citata da Alessandro Manzoni nella prima stesura del romanzo Fermo e Lucia: attualmente abitazione privata, non è visitabile.
Per la figura di Don Borromeo il Manzoni si sarebbe ispirato al curato di Chiuso, don Serafino Morazzone.
Proprio nella canonica di Chiuso sarebbe avvenuta, quindi, la conversione dell’Innominato, a poca distanza dalla Chiesa dedicata al Beato Serafino. Attualmente annesso alla Chiesa di Chiuso è visitabile il museo dedicato a Beato Serafino Morazzone, dove si possono trovare anche le litografie originali dei Promessi Sposi realizzate da Roberto Focosi intorno al 1830.
Agnese, madre di Lucia, nei Promessi Sposi è molto legata alla figura della figlia e alla sua storia d’amore travagliata. E’ originaria della Valsassina: in città imperversa la peste e Renzo si reca per ritrovarla.
La casa di Agnese era un tipico edificio di architettura spontanea, con una corte antistante e porticato. La facciata lineare era alleggerita dalla presenza di archi.
Oggi purtroppo, a seguito di una recente ristrutturazione, si è perso lo stile rurale.
L’edificio è residenziale e pertanto non visitabile.
Pescarenico è l’unica località che Alessandro Manzoni indica con dettaglio nei Promessi Sposi, nel momento in cui Renzo e Lucia, accompagnata dalla madre Agnese, si incamminano pronti a prendere una barca che li porterà lontani da Don Rodrigo.
Impossibile non ricordare il brano “Addio monti sorgenti dall’acque”, che Lucia piange nel suo intimo mentre si allontana in barca lungo l’Adda, vedendo sullo sfondo il suo amato e caro paese di Lecco.
Nel seicento Lecco era un borgo fortificato, che comprendeva un castello costruito nel Trecento da Azzone Visconti.
Del castello menzionato dallo scrittore resta visibile ai giorni nostri la sua torre, detta Torre Viscontea, in pieno centro storico nella signorile Piazza XX Settembre.
Il tratto della cinta muraria più evidente, rimasto intatto ed ancora visibile, è il vallo delle mura.
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