CARATTERISTICHE DELLE VARIETA’ LOCALI DA SALVAGUARDARE, METODICHE DI COLTIVAZIONE E/O VOCAZIONALITA’ TERRITORIALE CONSOLIDATE NEL TEMPO: La coltura del pesco è praticata a Borgo d’Ale da centinaia di anni.
ZONA DI PRODUZIONE: L’area vocata per la coltura delle pesche è prevalentemente quella dei territori dei comuni di Borgo d’Ale e Maglione e di alcuni comuni limitrofi, quali Alice Castello, Cigliano, Moncrivello, Cossano Canavese, Viverone.
MATERIALI ED ATTREZZATURE SPECIFICHE UTILIZZATE PER LA CONSERVAZIONE E/O L’IMBALLAGGIO DEL PRODOTTO ORTOFRUTTICOLO INDICATO NELLA PRESENTE SCHEDA: Le pesche di Borgo d’Ale vengono confezionate manualmente, possibilmente in campo, con frutti divisi in non più di tre calibri e disposti in plateaux mono o a due strati alveolati, di legno o di cartone con misure 30×50 cm.
DESCRIZIONE DEI LOCALI DI CONFEZIONAMENTO E/O DI CONSERVAZIONE: I locali dove avviene il confezionamento del prodotto, effettuato manualmente, sono a norma con le disposizioni di legge in materia igienico sanitaria degli alimenti.
DOCUMENTAZIONE ATTESTANTE LA VOCAZIONALITA’ TERRITORIALE CONSOLIDATA NEL TEMPO PER UN PERIODO NON INFERIORE AI VENTICINQUE ANNI DEL PRODOTTO ORTOFRUTTICOLO INDICATO NELLA PRESENTE SCHEDA: Nella cronologia storica borgodalese di fine ottocento, si trovano notizie riguardanti una consistente emigrazione verso la Francia e le Americhe.
In questo periodo, la produzione aveva uno sbocco difficile: pochissimi erano gli acquirenti ed i produttori dovevano portare la frutta con il “biroc” nelle città vicine, dove, però, incontravano uno scarso favore e prezzi bassissimi.
Se produrre sembrava facile, difficoltosa si presentava la vendita: le pesche raccolte al mattino presto, venivano portate dagli stessi produttori con i “biroc”, nei mercati di Crescentino, Cavaglià, Biella e Vercelli con costi e perdite di tempo eccessivi anche per i frutticoltori già attrezzati per questo tipo di trasporto.
Questa situazione, determinata da una produzione di pesche in espansione produsse i suoi effetti: il 21 luglio 1931, il Regio Podestà di Borgo d’Ale richiedeva al Consiglio Provinciale dell’Economia l’istituzione di un mercato stagionale di frutta e verdura che fu inaugurato il 3 maggio 1932.
La frutticoltura iniziò a portare a Borgo d’Ale notevoli benefici economici: ne è prova una relazione podestarile del 17 luglio 1937 indirizzata al Prefetto dove si faceva presente la “necessità di stimolare la peschicoltura che ha dato e dà risultati economici importanti per tutto il territorio del comune”. Vi si annunciava anche per l’8 agosto 1937 l’inizio della “Prima Sagra del Pesco” comprendente manifestazioni varie tra le quali la Mostra delle Pesche. La relazione continuava informando l’autorità prefettizia che erano circa mille le giornate di pescheti di Borgo d’Ale e che al mercato affluivano già anche le produzioni di frutta e verdura di Alice Castello, Cossano e Maglione. Il Podestà faceva poi notare che la produzione settimanale era di circa 500 quintali di pesche, vendute ad un prezzo medio di 8-12 soldi al kg e che le contrattazioni non si svolgevano più tutte nell’area del mercato di Piazza Verdi con ore e regole fisse, ma vi era la presenza anomala di un mercato parallelo che si svolgeva durante tutta la settimana con vendite effettuate direttamente nei pescheti ed anche nella piazza centrale del paese.
Le pesche di Borgo d’Ale, prodotte in aziende diretto-coltivatrici di dimensioni medio piccole, vantano una tradizione colturale che permette loro di distinguersi dai normali standard qualitativi dei prodotti presenti sul mercato: in particolare la raccolta effettuata scalarmente in prossimità della maturazione fisiologica esalta le qualità organolettiche dei frutti, determinate dal contenuto in zuccheri, acidi ed aromi e dalla consistenza della polpa. La permanenza prolungata sulla pianta migliora anche colore e pezzatura dei frutti, che, più delicati, vengono confezionati manualmente e giungono freschissimi al consumatore.
Bibliografia:
FONTE: B.U.R. Piemonte, Supplemento al numero 23 – 6 giugno 2002
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