Pioraco, la piccola Venezia nascosta tra le montagne delle Marche

Matteo Cicarelli  | 21 Ago 2025

Tutti gli occhi sono sempre puntati su Chioggia e Rasiglia, ma in pochi sanno che anche nelle Marche c’è una piccola Venezia. Nella provincia di Macerata, incastonato tra le montagne, c’è un piccolo borgo che appare sospeso tra acqua e pietra. Una gemma nascosta che in troppo pochi conoscono. Una cittadina abbracciata dal fiume Potenza che, insieme ai suoi affluenti, non solo circonda il centro storico creando suggestivi scorci, ma ne ha plasmato l’identità. I ponti in pietra che collegano le sponde, i mulini ad acqua ancora visibili, i palazzi nobiliari che si specchiano nelle acque limpide. Tutto ciò contribuisce a creare un’atmosfera in cui il tempo sembra rallentare, tutto scorre seguendo il ritmo del fiume. Appena si varcano le porte di Pioraco sembra di trovarsi in una Venezia in miniatura, tra le colline e le gole dell’Appennino.

Cosa vedere a Pioraco


[Foto account Facebook Comune di Pioraco @Comune di Pioraco/Facebook]
Le origini di Pioraco risalgono all’epoca romana, ma è nel Medioevo che ha assunto la conformazione visibile ancora oggi. Ogni passo che si compie all’interno del borgo viene accompagnato dal rumore dell’acqua. Camminare per il centro significa anche scoprire angoli nascosti: vicoli che sbucano su cortili fioriti, vecchie botteghe con insegne in legno, finestre ornate da gerani che si affacciano sul fiume. Il Ponte Marmone, con le sue arcate in pietra, è il punto ideale da cui partire per una passeggiata nel borgo. Una tappa obbligata è la Chiesa di San Vittorino, che svela il suo patrimonio di affreschi e sculture lignee. La Chiesa di San Francesco, con il suo stile gotico sobrio, è un luogo di silenzio e raccoglimento. Per innamorarsi ancora di più di questi luoghi, basta seguire il corso del fiume, qui la natura si trasforma in spettacolo. Il Sentiero Li Vurgacci serpeggia tra gole scolpite dall’acqua, dove passerelle sospese conducono tra cascate e formazioni rocciose. L’itinerario si completa con la Grotta di San Vittorino: una scalinata in pietra (ben segnalata) conduce al santuario rupestre dove una statua del santo veglia silenziosa, pochi metri dopo l’ultimo gradino. Questo dialogo tra monumenti, case, arte e natura si completa con la tradizione cartaria: il Museo della Carta e della Filigrana. Questo luogo custodisce i segreti che resero Pioraco celebre in Europa, mentre le antiche cartiere lungo il fiume – alcune ancora operative – testimoniano una perizia artigianale tramandata attraverso i secoli.

Cosa mangiare


La cucina di Pioraco unisce i prodotti della terra alle risorse dei fiumi. Il piatto simbolo della zona sono i vincisgrassi, versione marchigiana delle lasagne, ricchi di ragù, besciamella e formaggio. Un altro must sono i passatelli in brodo (gnocchetti di pane grattugiato e formaggio serviti in un brodo di cappone) e le tagliatelle ai funghi porcini. Dai corsi d’acqua arrivano le trote alla piorachese, cucinate con vino bianco ed erbe aromatiche. I secondi piatti sono un elogio della terra, come l’agnello alla brace, il cinghiale in umido con aromi di montagna, il coniglio alla cacciatora e la porchetta. I formaggi e i salumi raccontano la tradizione contadina. Tra tutti spicca la casciotta di Urbino (formaggio misto ovino e vaccino), il pecorino dei Sibillini, il ciauscolo (morbido spalmabile) e la lonza, filetto di maiale stagionato. Anche i dolci meritano di essere assaggiati: i calcioni, fagottini fritti ripieni di ricotta e cioccolato, e la cicerchiata, dolce di Carnevale a base di palline di pasta fritte legate con miele.

Matteo Cicarelli
Matteo Cicarelli


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