Pasta e fagioli, istituzione in ogni parte d’Italia, è un piatto apprezzato in vari modi. C’è una versione, però, che sta sempre un passo avanti, abbastanza da essere marchiata per buoni motivi con la nomenclatura De.Co., la Denominazione Comunale d’Origine, sin dal 2006.
Stiamo parlando della versione piacentina, un piatto storico della cucina povera che è molto consumata sia in famiglia che nei ristoranti, fatta coi pisarei.
I pisarei sono gnocchetti ruvidi e irregolari, stupendi per tenersi stretti il condimento. E per non buttare il pane raffermo.
Di pisarei e fasò non si conoscono le origini, purtroppo, come in molti piatti (e dolci) poveri. C’è chi li fa risalire al medioevo, quando i monaci dei conventi li facevano a mano per dare un pasto caldo ai tanti pellegrini che passavano sulla Via Francigena, diretti alla Caput Mundi.
La versione comune di pisarei e fasò è molto diversa dalla versione tradizionale, che non vive, ma sopravvive in poche case e ristoranti. La versione tradizionale esige lardo e cotenna (le cotiche, pelle di maiale), mentre un’altra versione ancora vuole le salsicce di maiale. Questo perché la versione moderna, di norma, usa il pomodoro.
Potrebbe sembrare una scoperta, ma se volete fare la versione originale e dare nell’occhio, non potrete usare né sugo, né borlotti: dovrete usare i fagioli dell’occhio, i Dolichos. Prima di Colombo, infatti, c’erano solo loro. Borlotti beans are american, afterall. Il fagiolo borlotto prettamente piacentino si coltiva ampiamente nel territorio, ma non meno del pomodoro da sugo, “Oro Rosso” piacentino, orgoglio di Podenzano.
Passiamo alla ricetta, che è davvero golosa.
Nota di riguardo 1 sui fagioli: se sono secchi (meglio) devono essere ammollati dalle 9 alle 12 ore, e si possono utilizzare i fagioli dell’occhio o i fagioli borlotti. Si possono, comunque, usare quelli in scatola.
Nota di riguardo 2 su lardo e burro: se avete lardo di qualità fatevi un piacere ed invertite i quantitativi.
Per fare la versione tradizionale la ricetta dei pisarei e fasò, senza sugo e con le cotiche, togli i 50 grammi di burro e sostituiscili con le cotiche, da bollire generosamente fino a renderle tenere, che andranno poi ad aggiungersi ai fagioli. I fagioli saranno quelli dall’occhio nero, della Vigna unguiculata, che infatti si conosce da Greci e Romani ed è la copertina del libro che vi consigliamo con un occhio di riguardo.
Per il resto, la preparazione rimane invariata: ometti la passata e cuoci i fagioli e cotiche nel soffritto di lardo, prezzemolo, aglio e cipolla, aggiungendo brodo per mantenere il fondo umido. Poi, come prima, cuoci i pisarei in acqua salata e uniscili al condimento, finendo col Parmigiano Reggiano.
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