Più di 150 grotte, 3000 bottoni, un Papa: a due passi dalla Riviera c’è un borgo che è un regno di poesia, storia e sapori di Romagna

Marianna Di Pilla  | 23 Giu 2025

Ad una manciata di chilometri dalla Riviera Romagnola c’è un borgo, che riesce nell’impresa di far dimenticare il rumore dei bagni marini e di far innamorare a colpi di mattoni rosa, dialetto morbido e tavole apparecchiate con generosità. Santarcangelo di Romagna è un riassunto perfetto di tutto ciò che rende grande la Romagna: ospitalità sincera, storia millenaria, un pizzico di eccentricità e una cucina che profuma di casa e di campagna.

Cosa vedere: un borgo che sale e scende tra vicoli e grotte


Santarcangelo di Romagna, cosa vedere

Il modo migliore per acclimatarsi è cominciare da Piazza Ganganelli, vero salotto cittadino, dominata dall’Arco di Papa Clemente XIV (uno dei “santarcangiolesi” più illustri). Sorseggi un caffè sotto i portici e in pochi minuti capisci la cifra del paese: lento, elegante, mai lezioso.
Arrampicandoti per via della Costa raggiungi la sommità del colle Giove, dove svetta la Rocca Malatestiana: costruita nel XIV secolo, ampliata dagli Estensi, oggi privata ma visitabile (vale la prenotazione per la vista sulla Valmarecchia). Appena sotto, il Campanone dell’ottocento segna le ore con un suono che fa da colonna sonora a chi abita o sogna il borgo.
Ma Santarcangelo vive anche sotto terra. Tra le case si aprono oltre 150 grotte tufacee scavate dal III secolo d.C. in avanti: labirinti freschi d’estate, tiepidi d’inverno, nati come luoghi di culto, poi cantine per il vino Sangiovese e infine rifugi antiaerei. Le visite guidate portano in quelle “ufficiali” – Grotta Pubblica, Grotta Monumentale, Grotta Teodorani – ma ogni santarcangiolese giura di avere un ingresso segreto in cantina.
Scendendo di nuovo in piazza, meritano una sosta il Museo Met – Mutonia (cantiere artistico di sculture riciclate creato dagli anni ’90 dagli “Arfix” capitanati da Waine Collett) e il Musas, museo archeologico che racconta la storia del territorio dall’età del ferro ai Malatesta.
Santarcangelo è inoltre patria del poeta sperimentale Tonino Guerra: la sua eredità si respira nella Fontana dei Fiori (in piazza Balacchi), nei versi incisi sui muri, nei laboratori artistici che punteggiano il centro. Altro simbolo bizzarro è il Museo del Bottone di Giorgio Gallavotti: 3000 pezzi dagli inizi del ’900 a oggi, micro-storie di moda e costume narrate con passione.

Cosa mangiare: la Romagna col grembiule sporco di farina


Santarcangelo di Romagna è un luogo dove la cultura si impasta con la farina, dove gli artisti si salutano dal balcone e il fornaio ti regala un sorriso insieme alla pagnotta.
Se la Riviera fa pensare a spiedini e fritto misto, qui la tavola è un tributo alla campagna. Piadina IGP calda, spessa il giusto, farcita con squacquerone morbido, rucola selvatica e un velo di miele di acacia è l’antipasto della felicità. In alternativa, “cassone” (versione chiusa) con erbe di campo o pomodoro e mozzarella.
Tra i primi svettano i cappelletti in brodo di gallina, ripieni di formaggio e noce moscata, serviti bollenti nelle osterie storiche; gli strozzapreti al ragù bianco di Mora Romagnola (maiale autoctono dall’aroma intenso); i passatelli asciutti mantecati con burro, salvia e gocce di aceto balsamico tradizionale – licenza poetica ma perdonabile.
Capitolo secondi: grigliata mista di carne romagnola con “costarelle”, salsiccia, coppa e castrato; coniglio in porchetta profumato all’aglio e rosmarino; formaggi di fossa di Sogliano sciolti su fett’unta. Se preferisci il mare, il “porto” più vicino resta Rimini, ma in stagione arrivano canocchie e vongole veraci cucinate in umido.
A tavola non può mancare un Sangiovese di Romagna Superiore: rubino, ciliegia e una vena di pepe nero che sposa la carne alla brace. Per i bianchi, Trebbiano frizzante o il più aromatico Pagadebit.
Tra un bicchiere di Sangiovese e una grotta millenaria, capisci che la Romagna migliore non è solo mare e discoteche, ma un entroterra che conserva radici profonde e rami creativi.

Marianna Di Pilla
Marianna Di Pilla


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