Pomodoro quarantino

PaesidelGusto  | 15 Mar 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

Il pomodoro quarantino è un prodotto tipico della Toscana. Questa cultivar di Solanum lycopersicum ha un’areale di produzione estremamente ridotto, che riguarda la sola provincia di Arezzo.

Per questi motivi, nonché per l’assenza di additivi chimici volti alla sua produzione più efficaci, è a rischio di estinzione. Da dati regionali, infatti, sappiamo che è coltivato in appena due aziende agricole del Pratomagno, tra Valdarno e Casentino, alle porte di Arezzo.

Cenni storici e curiosità

In passato il pomodoro quarantino, anche detto pomodoro antico nostrale, aveva un’areale di diffusione piuttosto ampio. Con il passare del tempo, gli agricoltori lo hanno progressivamente eliminato in favore di qualità dalla resa maggiore.

La resa di ciascuna pianta varia dai 7 agli 8 chilogrammi, equamente distribuiti dal mese di giugno (precoce) fino a novembre, quando avvengono le prime brinate, anche se in alcuni casi vi sono delle produzioni che si prolungano fino al periodo natalizio (serra).

In questo caso la semina avviene a maggio, mentre per i pomodori di stagione avviene tra dicembre e febbraio, con trapianto ad aprile sul terreno.

Con l’obiettivo di promuovere questa varietà di pomodoro aretino, fortemente a rischio, la legge regionale toscana 64/2004 ha inserito il pomodoro quarantino tra le razze e varietà locali oggetto di tutela e valorizzazione.

Il nome “quarantino” non ha un significato numerale. A Cavriglia e dintorni sarebbe impiegato sin dal passato per distinguerlo dal pomodoro costoluto di Firenze.

Ancora, potrebbe indicare la variante nostrale del prodotto, secondo la denominazione originariamente utilizzata per la cultivar aretina.

Scheda prodotto: pomodoro quarantino

Il pomodoro quarantino ha una crescita e raccolta precoce, con produzione dilungata fino ad autunno inoltrato. La pianta ha bisogno di massimo tre sarchiature, ed è suddivisa su 3-4 palchi, con frutti grinzosi similmente al pomodoro costoluto fiorentino.

La resa del prodotto lo rende adatto sia al consumo in purezza che soprattutto nella produzione delle conserve.

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