Cavoli cappucci della Val di Gresta

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: < 1 minuto

Descrizione del prodotto
I cavoli cappucci tradizionalmente ottenuti in Val di Gresta si differenziano dalle altre produzioni per la croccantezza, la dolcezza e la conservabilità, esaltate dall’ambiente e dalle tecniche di coltivazione tradizionali.
Le tipologie sono diverse a seconda del periodo e della destinazione del prodotto: cavoli cappucci bianchi o rossi da mercato, cavoli bianchi da crauti, cavoli verza, cavolfiori.

 

Zona di produzione: Vallagarina

 

Cenni storici e curiosità
La generalità degli autori concludono che il cavolo è originario dell’Europa, con una data di coltivazione antichissima, precedente addirittura alle invasioni arie, certo raccolto anche prima allo stato selvatico. Da qui deriva la grande notorietà presso l’antichità classica e la derivazione del nome comune e botanico (cavolo dal greco “kaulos” e dal latino “caulis”; “brassica”, già noto a Cicerone, Plinio e Plauto, dal celtico “bresic”).
Progressivamente, con la notorietà, s’è estesa l’area di coltivazione che ora comprende anche l’Asia minore e l’Africa settentrionale.
Fin dai tempi del dominio Austriaco, una notevole quantità di crauti prodotti con cavoli cappucci della Val di Gresta venivano esportati in Austria in cambio di sale.
Anche ditte venete, fin dalla fine dell’ottocento, venivano in Val di Gresta per rifornirsi di cavoli cappucci da crauti.
La coltivazione dei cavoli cappucci della Val di Gresta iniziò già nell’Ottocento, ma si sviluppò nel Novecento raggiungendo il massimo produttivo fra le due guerre con circa 10.000 ton. Gran parte del prodotto era destinato alla produzione di crauti acidi, mentre una parte veniva venduto per il consumo fresco.

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