Chifel

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: < 1 minuto

Composizione:
a. Materia prima: farina di grano tenero, acqua, olio, lievito di birra, sale.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:

Tecnologia di lavorazione: la farina viene impastata con lievito, acqua, olio e un pizzico di sale. Si lavora bene e si lascia lievitare l’impasto per alcune ore. Poi la pasta viene tranciata in tanti pezzi a cui viene data la forma di mezzaluna. Si lascia lievitare ancora e si cuoce. Il piccolo panino, che non pesa più di 30 gr., ha la crosta lucida sottile e croccante.

Area di produzione: in Trentino Alto Adige.

Note: il nome chifel deriva da gipfel, la punta della mezzaluna, emblema dell’esercito turco. Fu appunto durante l’assedio ottomano di Vienna (1683) che un fornaio buontempone preparò questa nuova leccornia per rincuorare i concittadini. Per Vidossi si tratta però di una restituzione, perché lo stesso gipfel risalirebbe al latino cippus. Sull’onda della dominazione austriaca il chifel arriva nel nostro paese assumendo il nome di “chiffen” o “chifeno” (G. Vidossi, Appunti sulle denominazioni dei pani e dolci casarecci in Italia, in Saggi e scritti minori di folklore, ed. Bottega di Erasmo, Torino, 1960).

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