Cipollotto Nocerino DOP

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 3 minuti

Nome geografico abbinato: AGRO SARNESE NOCERINO

Sinonimi e/o termini dialettali:

Regione: CAMPANIA

Provincia/e: NAPOLI, SALERNO

Territorio interessato alla produzione: AGRO SARNESE NOCERINO ED AREA STABIESE – TORRESE

Descrizione sintetica prodotto: Il “Cipollotto Nocerino” designa i bulbi, del calibro alla raccolta di cm.2-4, appartenenti alla specie Allium Cepa L., pianta erbacea con ciclo vegetativo biennale.
Sul caule ipogeo si sviluppano una o più gemme protette dalle foglie che nella parte basale, per un processo di metamorfosi, si trasformano in brattee (tuniche) succulente e carnose di colore bianco, rivestite di altre sottili, membranose, traslucide.Il prodotto ammesso a tutela, con riferimento alle cultivar di cui all’art. 2, all’atto dell’immissione al consumo allo stato fresco, deve avere le seguenti caratteristiche:

Produzione in atto: a rischio

Descrizione delle metodiche di lavorazione, condizionamento, stagionatura: La coltivazione del Cipollotto viene effettuata prevalentemente, salvo qualche eccezione, in pieno campo. Essendo una coltura altamente specialistica viene praticata quasi sempre senza consociazioni, raramente si consocia con specie orticole o floricole di breve ciclo vegetativo.Il terreno viene preparato con una buona aratura, la cui profondità varia in relazione ai piani produttivi in precedenza eseguiti. All’aratura seguono lavori superficiali per la predisposizione alla coltivazione. L’impianto prevede un investimento di piante/mq. massimo di 200 piante, viene realizzato con la semina diretta in pieno campo, o con il trapianto di piantine ottenute da semina sul semenzaio che secondo la tecnica tradizionale del luogo si effettua da Luglio fino a ad Aprile dell’anno succesivo. Il trapianto si effettua quando le piantine hanno raggiunto un’altezza di cm.14-20 e con due-cinque foglie ben sviluppate, vengono poste a dimora, previo accorciamento delle radici e dell’apice fogliare per favorire il loro attecchimento. La semina diretta in pieno campo la si effettua durante l’intero anno, richiede la pratica del diradamento da effettuare tempestivamente onde evitare una crescita di piantine molto fitta che favorirebbe lo sviluppo di patologie fungine, l’asfissia radicale e competizione tra le giovani piante con possibile sviluppo anomalo del bulbo.L’irrigazione è indispensabile nel periodo estivo per garantire le condizioni migliori al fine di ottenere una buona riuscita dell’impianto.

Materiali, attrezzature e locali utilizzati per la produzione: quelli tipici dell’orticoltura dell’agro sarnese nocerino

Osservazioni sulla tradizionalità, la omogeneità della diffusione e la protrazione nel tempo delle regole produttive: Testimonianze certe della presenza della cipolla nell’Area del bacino del Sarno risalgono ad oltre 2000 anni orsono: nella Pompei antica difatti è raffigurata nei dipinti del Larario del Sarno, la cappella dove erano custoditi i Lari, gli dei protettori della Casa. Anche a Pompei come in Egitto e in Grecia, la cipolla, per i suoi effetti benefici e curativi, era considerata una identità sacra. Il dipinto sintetizza graficamente la realtà della cultivar, che già all’epoca, rappresentava una importante e tipica espressione della ruralità locale.E’ raffigurato il fiume Sarno, mitizzato con sembianze umane, il quale, da nume protettore, osserva e tutela la produzione e il commercio delle cipolline che prodotte nella sua fertile Valle vengono trasportate con una barca sulle sue acque fino alla città di Pompei. Testimonianza unica e straordinaria che certifica la vocazionalità storica dell’area a tale coltura. Le cipolle raffigurate sono bianche e piccole, identiche a quelle che ancora oggi si coltivano. Dal che si deduce che la Valle del Sarno storicamente presenta le condizioni ottimali per la coltivazione di cipolle e che per oltre 20 secoli su questa area si sono coltivate e tramandate popolazioni con le stesse caratteristiche fenotipiche e molto verosimilmente con lo stesso plasma germinale di quelle che ancora oggi consumiamo nelle nostre cucine.

Costanza del metodo di produzione oltre 25 anni:

Fonte: Mappatura dei Prodotti Tipici e Tradizionali 2005 – Regione Campania, Settore Se.SIRCA.

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