Fagiolo gnoco Borlotto

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

Sinonimi e termini dialettali
Fagiolo gnoco borlotto, fasolo gnoco, lingua di fuoco.

Territorio interessato alla produzione
Provincia di Verona, in particolare le frazioni di Spinimbecco e Carpi nel comune di Villa Bartolomea.

Descrizione del prodotto
II prodotto è un fagiolo borlotto rampicante con le seguenti caratteristiche: baccello color rosso carnato contente 6/7 grani con polpa soda; grano leggermente lungo di colore rosso screziato su fondo biancastro; pianta mediamente vigorosa, con produzione abbondante concentrata nella parte basale.

Processo di produzione
Il fagiolo è coltivato con metodiche tradizionali: semina manuale a postarella con 5/6 semi (seme autoprodotto
in azienda); la distanza sulla fila è di 30 cm e tra le file di 90 cm; le piante sono sostenute da paletti in legno di salice o da canne palustri.
Il prodotto fresco è raccolto manualmente o in parte trebbiato, con battitura meccanica per il secco.
I fagioli sono immessi nel mercato del fresco e commercializzati su apposite casse; i fagioli secchi vengono fatti essiccare direttamente in pianta e commercializzati in appositi contenitori.

Usi
Viene consumato fresco e parte viene fatto essiccare ed immagazzinato. Una volta rigenerati in acqua si prestano per molteplici usi culinari in particolare per zuppe.

Reperibilità
Reperibile nel periodo, in particolare a giugno – luglio se freschi o essiccati anche nei mesi successivi, direttamente dal produttore.

La storia
Il “fagiolo gnoco borlotto, lingua di fuoco” di Spinimbecco, frazione di Villa Bartolomea, veniva coltivato già prima degli anni ’30, anche se su superfici limitate e per lo più per il consumo famigliare. Solamente una piccola parte della produzione veniva commercializzata al mercato di Legnago (VR) o porta a porta.
Successivamente alla Seconda Guerra Mondiale la coltivazione di tale prodotto conobbe nuovo impulso, con un notevole aumento delle superfici e una produzione stimata intorno ai 2.100 t. Dopo gli anni ’50 cominciarono a sorgere centri privati di raccolta nella frazione di Carpi e a Villa Bartolomea e all’inizio degli anni ’60 sorsero cooperative nate espressamente per la raccolta del pregiato fagiolo.
A tale prodotto, così importante per l’economia della zona, vennero dedicate molte mostre settembrine, di cui si trova testimonianza in molti giornali locali e regionali. Negli anni ’70 e ’80 si assistette ad un progressivo ridimensionamento dell’area di produzione del fagiolo, che però continuava ad essere intensamente coltivato dalle aziende presenti a Spinimbecco e Carpi di Villa Bartolomea.
Attualmente si assiste ad un rinnovato interesse verso questo prodotto, così legato alle vita economica di queste zone. Infatti la necessità di realizzare un’attività agricola più sostenibile e legata alle tradizioni ha portato ad un aumento delle produzioni e alla volontà di far conoscere questo pregiato fagiolo.

 

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