Lenticchia del Sannio

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

Territorio interessato alla produzione
Sannio Beneventano.

Descrizione
ecotipo locale di piccole dimensioni, di colore marrone, marrone – bruno, marrone violaceo, buccia (tegumento) sottile, di facile cottura, con sapore caratteristico ed intenso, e caratteristiche organolettiche di pregio.

Metodiche di lavorazione
la pianta viene coltivata in aree collinari; il seme viene autoprodotto; la pianta è eretta, alta 40-50 cm, con fiori biancastri, baccelli con 1-2 semi. La semina avviene manualmente a spaglio, interrando a 4-5 cm di profondità, fra la terza decade di ottobre e la terza decade di novembre, seminata insieme al grano; la raccolta si effettua in luglio, quando le piante sono totalmente ingiallite e disseccate ed il seme resiste alla scalfittura con un’unghia. Questa leguminosa ha evidenziato una naturale compatibilità sia con l’orografia del paesaggio, sia con le caratteristiche chimico-fisiche che caratterizzano i terreni dell’area, prevalentemente argillosi, con presenza di scheletro (pietre), poco profondi, collinari ed esposti naturalmente a “mezzogiorno”, e con il clima siccitoso tipico mediterraneo. Ciò determina condizioni particolari di coltivazione che esaltano le elevate qualità del prodotto finale. La produzione di prodotto edibile, però, è modesta: non supera i 1.500 kg per ettaro di prodotto edibile.

Cenni storici e curiosità
Il prodotto viene utilizzato soprattutto essiccato, per la preparazione di piatti tradizionali dell’area di coltivazione, come ingrediente principale. le regole di coltivazione rispecchiano la tradizione colturale dell’area, estensiva e legata al consumo familiare e locale.

Le lenticchie, alimento base per i popoli nomadi fin dal Neolitico, assumono fin dalla coltivazione un significato benaugurale. La loro coltivazione inizia nelle terre dell’antico Egitto diventando subito un alimento alla base della dieta. Dall’Egitto già nel 525 a.C. e precisamente dall’antichissima Pelusio sul Nilo che un mito vuole patria del grande Achille, si racconta che le navi egizie rifornivano regolarmente i porti di Grecia ed Italia di lenticchie. Per millenni la lenticchia risulta uno dei prodotti più importanti nell’agricoltura e nel commercio del Mediterraneo e alimento fra i più comuni ed apprezzati ad Atene come a Roma. Nel Medioevo i ceti più abbienti, i nobili ricchi relegarono il consumo delle lenticchie alla mensa dei poveri, servite e mangiate quasi esclusivamente nei conventi e fra la gente umile, che diede alla lenticchia il ruolo che meritava, nutrire bene, piacere e costare poco. Ancora, come a rimarcarne l’inutilità come cibo segno di opulenza, fu definito nel Rinascimento, dal medico Petronio, cibo caldo e secco, adatto a coloro che vogliono vivere castamente. In Francia al tempo di Luigi XIV le lenticchie venivano date come cibo ai cavalli e Alexander Dumas nel suo “Grand Dictionnair de Cuisine del 1873” le considerava un cibo pessimo. Oggi la lenticchia è pienamente rivalutata per le sue virtù salutistiche e per il ruolo fondamentale, millennario, nella dieta mediterranea.

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