Patata di Cesiomaggiore

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 3 minuti

Territorio interessato alla produzione
Comuni di Cesiomaggiore, Feltre, Pedavena, Santa Giustina Bellunese, San Gregorio nelle Alpi, in provincia di Belluno.

Descrizione del prodotto
Tubero appartenente alla famiglia delle Solanacee, si presenta di forma tondeggiante o allungata, liscia o solcata e buccia di colore variabile dal giallognolo al rossastro-violaceo. Con “patata di Cesiomaggiore”, si fa riferimento ad una specifica area di produzione, ad una consolidata tradizione nella tecnica di coltivazione e ad un utilizzo di ben precise varietà:
Majestic, semi-tardiva, tuberi di pezzatura uniforme, buccia giallo chiara e liscia, pasta di colore bianco, si conserva a lungo, ottima per gnocchi, purè, insalata, minestroni;
Bintje, semi-precoce, tuberi grossi, lungo-ovali, buccia giallo chiara, pasta di colore giallo chiaro, da forno, gratinata o fritta.
Corneta: tubero a cornetto, di piccole dimensioni, pasta di colore giallo paglierino, insuperabile se accompagnata a spezzatini e arrosti;
Rafaiosa, si tratta di una originalissima e particolare varietà o ecotipo di patata, coltivata nella Val Belluna che ha
preso il nome dialettale locale e che richiama la caratteristica della pelle delle mani screpolate e ruvide, a maturazione medio-precoce, a pasta gialla.

Processo di produzione
I fattori qualitativi della “patata di Cesiomaggiore” sono strettamente legati all’ambiente di coltivazione montano (tra i 350 e 600 m di altitudine) che influisce notevolmente sulle caratteristiche chimiconutrizionali ed organolettiche del tubero. L’attuale coltivazione fa riferimento a tecniche tradizionali, codificate con specifico disciplinare di produzione, che prevedono l’utilizzo di opportune rotazioni colturali, abbondanti fertilizzazioni a base di letame, ripetute operazioni di sarchiatura e rincalzatura, il divieto di trattamenti con erbicidi ed insetticidi di sintesi chimica a favore dell’utilizzazione del Bacillus thuringiensis un insetticida biologico. Dopo la raccolta, il tubero non subisce alcun tipo di condizionamento particolare, se non l’accurata pulizia da terra e residui di vegetazione; è vietato l’impiego di prodotti chimici antigerminello. Importanza rilevante riveste la temperatura di conservazione della patata, infatti questa non dovrà scendere al di sotto dei 5 °C, oltre la quale la polpa subisce gravi e compromettenti cambiamenti.

Usi
La “patata di Cesiomaggiore” prodotta con le diverse varietà coltivate trova impiego in cucina, con l’utilizzo di ricette che prediligono i tuberi secondo la consistenza, la forma, la grandezza e la caratteristica della polpa.

Reperibilità
La vendita viene effettuata subito dopo la cernita e durante tutto il periodo invernale nell’area di produzione.

La storia
La storia della patata dalla fine dell’800 agli inizi del XIX secolo è caratterizzata da pressioni padronali volte ad estendere tale coltura, a scapito del granoturco; da sperimentazioni da parte degli organismi preposti per individuare gli aspetti tecnici e agronomici atti a migliorarne la coltivazione; da impulsi di natura ideologica, legati alla politica autarchica del regime fascista, mirati allo sviluppo della produzione di patate da seme e all’incremento della produzione nazionale con patate di “gran reddito” (non importa se straniere). Sono proprio le prime sperimentazioni condotte a Feltre e a Belluno ad indicare, nelle zone vicine a queste città, rispettivamente
Ponte nelle Alpi e Cesiomaggiore, possibili aree per la coltivazione della patata.
La “Patata di Cesiomaggiore” dunque ben si adattava sia alla vocazionalità del territorio, sia alla coltivazione di varietà di “gran reddito”. I produttori, oltre un centinaio, si sono riuniti in gruppo e propongono e promuovono il famoso tubero in maniera organizzata.

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