Raviolo ligure

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 3 minuti

zona di produzione: Tutto il territorio regionale

curiosità: Come tutti i miti, anche sua maestà il raviolo ha dato sfogo alla fantasia sulle sue origini si narra che a Gavi ora in provincia di Alessandria, un tempo entro i confini della Liguria, vivesse nel lontano XII secolo una famiglia proprietaria di una nota locanda che sembra abbia inventato un succulento piatto che prese nome dal loro cognome, Raviolo appunto. Tale famiglia divenne ricca e famosa e volle apporre sull’acquisito titolo nobiliare un raviolo come stemma. Un’altra storia, più tarda, vede l’origine dei ravioli nel sud d’Italia, dove il beato Guglielmo di Malavalle benedisse i ravioli di crusca che gli furono serviti e li tramutò nello stupendo manicaretto. Si racconta anche di una povera donna dal cuore grande che voleva santificare il Natale con un pasto degno di tale occasione. Ma la sue scarse ricchezze le permisero solo di riempire dei quadrati di pasta con verdure, avanzi di carne e molto raviggiolo, formaggio detto così perché pizzicava come i ravanelli. Ecco nascere i raviggioli, poi ravioli. Queste le leggende, la storia comunque non manca e conferma le antiche origini. Anzi, già nella cucina babilonese, egizia, greca e romana esistono piatti similari. Con esattezza sappiamo che esistevano nel Medioevo perché li cita il Boccaccio nella nota novella di Calandrino (Decamerone VII, 3), inoltre un documento datato 1182 parla di un contadino savonese intento a preparare un pasto con i ravioli. Impossibile dire quando e dove siano nati i ravioli, impossibile dare un nome ed un cognome a chi da Bacigalupo fu definito con goloso entusiasmo un “gastronomico portento”. Possibile e doveroso è però dire che ogni regione li caratterizza con un ripieno differente e che ovunque sono il piatto della festa. I ravieu liguri sono comunque riconoscibilissimi se non altro per la presenza delle boraggini, che insieme a tutto il resto, li rendono buoni. Negli anni Trenta del Novecento artisti locali, facenti parte del movimento Futurista, scrissero all’ideatore Tommaso Marinetti per supplicarlo di salvare i nostrani ravioli dalla mano progressista che voleva eliminare nella sua propaganda internazionale contro la pastasciutta, le cucine regionale perché “stantie”. Nel 1841 sono persino stati definiti la più squisita fra tutte le paste da minestra del mondo.

caratteristiche: Pasta di farina di grano dalla classica forma quadrata-rettangolare il cui ripieno è a base di carne ma immancabile è la borragine e la maggiorna. Esiste anche la versione magra con solo ripieno vegetale di spinaci, bietole e ricotta.

preparazione: Ingredienti: per la pasta: 500 g di farina, 3 uova, acqua, sale. Per il ripieno: mezzo kg di manzo di vitello, 300 g di polpa di vitello, cervello di vitello, 50 g di schienali e ad una animella, 1 mazzo di boraggini, 1 scarola, mollica di pane, maggiorana, sale, 4 uova.
Lavorazione: Prendere scarola e borragine e fare bollire 5 minuti, quindi premerle affinché diano tutta l’acqua. Prendere il manzo di vitello rosolato nel burro in una casseruola, e 300 gr di polpa di vitello, da bollire 10 minuti; mettere un cervello di vitello, in acqua bollente, e tolta la pelle unitamente a schienali e ad una animella, tritare il tutto, cioè, magro, polpa, erbe, ecc. minutissimamente, pestate a poco per volta nel mortaio fino ad ottenere una pasta. Metterla in un recipiente con sopra uova fresche bene sbattute, aggiungendovi una piccola mollica di pane inzuppata nel brodo o in sugo di vitello, parmigiano, un poco di spezie, poca maggiorana ben tritata e sale. Rimestare bene ed il ripieno è pronto, parte principale dei ravioli. Prendere quindi la farina di grano, stemperarla in acqua tiepida a cui si uniscono uova fresche, ridotta in pasta morbida, quindi tirare una sfoglia larga e sottile, e preso subito il ripieno già preparato, in piccole pallottoline uguali sulla meta’ della sfoglia disposte in tante linee orizzontali e separate l’una dall’altra da uno spazio di due o tre dita: coprire con un’altra sfoglia e separare i pallini con tagli o girelle. Quando sono abbastanza asciutti, gettare i ravioli a poco per volta in acqua bollente, osservando però che non sia troppo salata e conditeli con sugo di carne e parmigiano o burro e salvia o funghi.

Fonte: La vetrina di Agriligurianet.it – Regione Liguria 2005

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