Susina di Vignola

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

La “Susina di Vignola” è caratterizzata da una buona serbevolezza, elevato profumo e sapore dolce.

 

Territorio interessato alla produzione: La zona di produzione della “Susina di Vignola” comprende il territorio dei seguenti Comuni:
nella Provincia di Modena: Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Castel Nuovo Rangone, Castelfranco Emilia, Castelvetro, Formigine, Guiglia, Marano sul Panaro, Medena, Nonantola, Ravarino, San Cesario sul Panaro, San Prospero, Savignano sul Panaro, Soliera, Spilamberto, Vignola, Zocca
nella Provincia di Bologna: Anzola Emilia, Baricella, Bazzano, Bologna, Castel d’Argile, Castello di Serravalle, Crespellano, Crevalcore, Galliera, Malalbergo, Minerbio, Molinella, Monte San Pietro Monteveglio, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto, San Pietri in Casale, Sasso Marconi, Savigno, Zola Predosa
nella Provincia di Ferrara: Cento, Ferrara, Poggio Renatico, Sant’Agostino

 

Cenni storici e curiosità
I primi indizi sulla presenza del susino coltivato sono piuttosto vaghi; nella cronaca settecentesca di Domenico Belloj si legge dell’abbondanza, nel territorio di Vignola, di “…. nucibus, pomis, caeterisque tum aestivis cum autumnalibus arborum frugibus ….”(… noci, pomi, e svariati altri frutti sia estivi che autunnali….); ancora poco preciso, circa le specie arboree, è il catasto del 1786.
Le prime testimonianze scritte che esplicitano la presenza della coltura del susino in Vignola risalgono alla fine del secolo scorso. Un primo documento è rappresentato da una lettera del Sindaco al direttore della cattedra ambulante di agraria di Modena, datata 22 luglio 1899; da essa si ricava che le coltivazioni legnose erano abbastanza sviluppate con prevalenza di ciliegi, susini, peschi, meli e peri.
Seguono poi due articoli: il primo compare nel numero di Maggio dell’anno 1909 nella rivista “eco del Panaro” e riporta la notizia di un gravissimo attacco di bombici che danneggiano assai seriamente le drupacee e le viti allora presenti.
Tali fonti ufficiali non fanno altro che legittimare una tradizione orale nelle quale il susino è presente costantemente e il cui ricordo si perde nelle generazioni passate e non è quindi da escludere che tale specie (come anche per il ciliegio) sia stata coltivata in Vignola sin da tempi ben più remoti.
La susinicoltura si è andata ulteriormente espandendo a partire dall’immediato dopoguerra, con l’introduzione delle prime varietà cino-giapponesi provenienti dagli Stati Uniti. Si assiste quindi ad una crescente specializzazione degli agricoltori e degli altri operatori del settore che, nel giro di pochi anni, riescono a creare, come per le ciliegie, quell’identificazione tra il territorio in questione, di cui Vignola è il baricentro, e le susine.
Al fine di tutelare questo patrimonio culturale ed economico il Consorzio della ciliegia tipica di Vignola iniziò a metà degli anni ‘80 a sperimentare l’applicazione del regime di tutela alla susina, formalizzandolo nel ‘92. la nuova denominazione diventa quindi: Consorzio della ciliegia, della susina e dalla frutta tipica di Vignola.

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