Tarallo Roscianese

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

Territorio interessato alla produzione
frazione di Rosciano del comune di Santa Maria a Vico (CE)

Descrizione
Tarallo dalla forma circolare, superficie liscia e di colore dorato, dal diametro di circa 15-18 cm e alto circa 8-10 cm, con un lato frastagliato, quasi a voler assomigliare ad una corona, dal sapore deciso e caratteristico; il peso medio è di circa 250 – 300 grammi per singolo pezzo.

Metodiche di lavorazione
impasto di farina bianca di grano tenero (in passato anche farina di mais o di cicerchia), strutto, uova, cedrata effervescente, pepe ed anice, il tutto impastato a mano a lungo, quindi modellato; i taralli vengono subito immersi in acqua bollente, quindi cotti in forno a legna (tradizionalmente con fascine di legno d’ulivo). È una preparazione tipicamente casalinga e fortemente rituale (collegata al culto di Sant’Anna in un santuario locale).

Cenni storici e curiosità
Rosciano è una delle frazioni del Comune di Santa Maria a Vico (CE); “Corte Rosciano” è stato uno dei primi insediamenti della Valle di Suessola e sicuramente esisteva prima dello stesso “Vicus ad Novas”. I primi resti rinvenuti sono dei frammenti ceramici in bucchero nero, risalenti al IV – V secolo a.C.; il luogo è limitrofo all’antica Suessola, per la quale si ha certezza di insediamenti già dal IX secolo a.C.
Per quanto riguarda il tarallo roscianese è presente una ricca documentazione fotografica attestante che già a metà del secolo scorso, durante i festeggiamenti in onore della Santa Patrona (Sant’Anna), venivano esibiti i taralli Roscianesi per le vie della frazione su di una struttura piramidale in legno denominata “Giglio”. Dai racconti degli anziani si è riusciti a risalire alle origini, attestate all’inizio dello scorso secolo.
La preparazione del tarallo serviva per ringraziare la Santa per il buon raccolto; la forma tondeggiante e le dimensioni risultavano comode per il trasporto (si legavano con uno spago allo zaino e il lungo tempo di conservazione lo rendevano utile ai pastori che andavano in montagna anche per diverse settimane a seguire le greggi.
Oggi il tarallo viene prodotto sia in occasione della festa della Santa Patrona, legato con uno spago al “Giglio”, sia in altre ricorrenze, rappresentando una forte ed inalterata nel tempo identificazione con il borgo.

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