In Friuli-Venezia Giulia o in Veneto: ma dov’è nato davvero il tiramisù?

Stefano Maria Meconi  | 24 Feb 2024  | Tempo di lettura: 3 minuti

Pordenone o Treviso? Veneto o Friuli-Venezia Giulia? Nell’Italia dei campanilismi esasperati per ogni elemento dello scibile umano, la diatriba del tiramisù assume i contorni della leggenda. A rivendicarne l’origine e l’invenzione ci sono due città, due province e due regioni, ma in fondo a quasi tutti gli altri poco importa di sapere da dove viene. Basta averne a disposizione una porzione, meglio due, facciamo tre (avete colto la citazione de Il Ciclone?). Però, conoscerne la storia è un esercizio di noia da weekend che non fa male a nessuno.

Cenni storici e curiosità

Tiramisù

Veneto o friulano? Quella del tiramisù è una storia che si avvale di tantissime varietà diverse, ognuna con la sua caratteristica e con tecniche pubblicitarie d’altri tempi per portarle all’attenzione del grande pubblico.

Il Tirime Su goriziano

Nella provincia di Gorizia era diffusa, già nel 1950, la Coppa Vetturino Tìrime Su, preparata dalla “Trattoria Al Vetturino” di Pieris (GO). In un manifesto del 1950, con una foto che ritrae il pugile Tiberio Mitri e la Miss Italia di quell’anno Fulvia Franco, il cuoco Mario Cosolo è raffigurato accanto alla sua creazione e accanto vi è impresso il motto “il tìrime su vale più di quel che costa”. Pare che la ricetta, nonostante la pubblicità del 1950, risalisse invece al 1935 e che sia stata servita addirittura al Re d’Italia Vittorio Emanuele III a bordo del panfilo reale “Savoia” sul quale il cuoco era imbarcato quale pasticcere di bordo.

Il Tìrimi Su della Carnia

Per quanto riguarda la versione carnica, le origini vanno ricercate nella Tolmezzo degli anni ’50 presso l’Albergo Ristorante Roma gestito da Giuseppe del Fabbro e Norma Pielli. Presso il ristorante era in uso, da tempo, la preparazione di un dessert denominato Trancio al mascarpone che riscuoteva molto successo. Il mascarpone è un formaggio tipico della Lombardia che arrivò a Tolmezzo nel 1930-33 grazie a Giuseppe Astori, che qui si era stabilito e sposato con Marianna D’Andrea, lavoratrice nei ristoranti di Udine. Il Tirami Su era fatto con biscotti intinti nell’alchermes, poi nel caffè e alternati con strati di crema al mascarpone. Il suo potere ricostituente, soprattutto per gli sciatori, portò tra il 1953/54 a coniare definitivamente il nome Tiramisù, poi diffuso già nel 1957 nelle scuole professionale e negli anni ’60/’70 nelle scuole alberghiere.

Il più grande tiramisù al mondo

A testimonianza della continuità con la quale è stata utilizzata la ricetta originale del tiramisù, basti ricordare che il 24 maggio 2015 a Gemona del Friuli è stato realizzato il tiramisù più grande del mondo, con un peso di 3015 kg e con il coinvolgimento di oltre 200 persone. Il dolce così realizzato, i cui ricavati sono stati completamente devoluti in beneficienza, è stato inserito nel Guinness World Records.

Tiramisù ricetta classica

Ingredienti

  • 4 uova intere
  • 300 g di zucchero bianco
  • 500 gr. di mascarpone
  • 40/45 biscotti savoiardi
  • 300 ml di caffè
  • 100 g di cacao amaro

Lavorazione

Preparare preventivamente il caffè (moka o espresso) e lasciarlo raffreddare. Porre in una terrina 3 albumi di uovo e montarli a neve con un pizzico di sale. In un’altra ciotola, con una frusta sbattere i 3 tuorli e l’uovo intero assieme allo zucchero quindi, aiutandosi con una spatola, aggiungere il mascarpone e mescolare piano piano dal basso verso l’alto fino a formare una crema. Infine aggiungere gli albumi montati a neve e amalgamare il tutto mescolando sempre molto piano, dal basso verso l’alto, per non smontare la crema.

Sul fondo piatto di una terrina o di una pirofila adagiare uno strato di savoiardi, inzuppati nel caffè, sgocciolati e leggermente spremuti con una forchetta per eliminare il liquido in eccesso. Sullo strato di savoiardi stendere uno strato pari alla metà della crema preparata. Quindi stendere sopra di essa un secondo strato di savoiardi, inzuppati e trattati come i precedenti. Spalmare sopra la rimanente crema. Riporre il dolce in frigorifero per 12 ore e gustarlo dopo averlo spolverato con il cacao amaro aiutandosi con un colino.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi


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