Produzione di vino ai minimi storici: era dal 1961 che i dati della vendemmia a livello globale non erano così negativi. La notizia arriva dall’Oiv, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, che ha elaborato i dati raccolti in 29 paesi (pari al 94% della produzione mondiale). Secondo queste stime, la quantità di vino prodotto nel 2023 si è attestata tra i 241,7 e i 246,6 milioni di hl, con un calo medio del 7% rispetto ai volumi prodotti nel 2022. E l’Italia non fa eccezione. Al secondo posto nel ranking dei produttori mondiali, con 43,9 milioni di ettolitri prodotti nel corso del 2023, per il Belpaese si stima un calo nella produzione del 12% rispetto all’anno precedente. Un dato rivisto al ribasso da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, che stimano invece – a causa delle elevate temperature settembrine – un calo di molto superiore: tra il 20 e il 24 per cento.
Questa annata nera per il vino è dovuta alle condizioni climatiche poco favorevoli, che hanno causato una drastica riduzione dei raccolti in entrambi gli emisferi. A impattare negativamente sulla produzione vitivinicola sono stati fenomeni quali gelate precoci, piogge intense e siccità. Eventi metereologici che – con il cambiamento climatico – sono ormai all’ordine del giorno e rappresentano una grossa sfida per il settore vitivinicolo mondiale.
Le condizioni climatiche avverse hanno impattato negativamente sulla vendemmia 2023
Rispetto al 2022, la produzione totale di vino nell’emisfero Sud è scesa del 19%, attestandosi sui 45 milioni di ettolitri. In questa parte del mondo il maggior produttore, il Cile, ha registrato un calo del 20%. Meno 24% per l’Australia, seconda per quantità prodotte, seguita dal Sud Africa (-20%). L’Argentina, particolarmente penalizzata dalle rigide temperature primaverili, che ha visto scendere i volumi del 23 per cento. Cali record del 30% in Brasile e del 34% in Uruguay, che comunque in termini quantitativi sono meno rilevanti per produzione di vino. Unica eccezione la Nuova Zelanda che, in un contesto negativo generalizzato, è l’unica a mostrare una crescita, seppure con una produzione limitata in termini quantitativi.
Oltre il 60% della produzione mondiale di vino avviene nei paesi dell’emisfero Nord. Quest’anno le stime parlano di 150 milioni di ettolitri prodotti in totale (pari a circa il -7% rispetto al 2022). In Europa lo scenario si presenta eterogeneo e riflette le condizioni climatiche delle diverse aree. La produzione francese (che nel 2023 si conferma primo produttore mondiale), per esempio, è rimasta in linea con quella del 2022 ed è scesa di solo il 3% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. In Italia, seconda per quantità, il calo rispetto all’anno precedente è pari al 12 per cento e sale al 13% se si considera la media quinquennale. La Spagna, infine, al terzo posto per volumi prodotti flette del 14% rispetto al 2022 e del 19% rispetto alla media dei 5 anni. Diversa la situazione negli Usa, dove nel 2023 sono stati prodotti 25,2 milioni di ettolitri, che rappresentano il 12% in più rispetto al 2022 e il +4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
La contrazione della produzione mondiale, secondo gli esperti, potrebbe contribuire a riportare l’equilibrio in un contesto in cui i consumi di vino sono diminuiti – complici, tra le altre cose, la pandemia e l’elevata pressione inflazionistica del 2022 – e sono rimaste importanti scorte di vino invendute. In Italia, per esempio, rispetto al 2022 le giacenze sono in diminuzione (secondo i dati Cantina Italia: -8,7% per i vini, -32,5% per i mosti e -57,6% per i vini nuovi in fermentazione), ma restano comunque elevate. A fine 2023, infatti, ammontavano ancora a quasi 60 milioni di ettolitri.
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