Può servire meno di 10 ospiti: il ristorante gourmet più piccolo d’Italia si nasconde nel cuore del centro storico medievale della città

Marianna Di Pilla  | 11 Giu 2025
[foto da account Instagram @elenaristorante]

La quintessenza del gourmet se ne sta quasi nascosta nel cuore medievale di Domodossola, proprio nel centro storico della bella città piemontese.

All’interno della suggestiva torre di un antico castello, si cela infatti una delle punte di diamante della ristorazione contemporanea italiana: Elena, il ristorante ideato dallo chef Cristian Elena.

Non un semplice locale, ma un laboratorio gastronomico dove la tradizione Ossolana incontra la tecnica avanzata in un contesto di estrema raffinatezza.

Un format “intimo” che rovescia i canoni della ristorazione

 

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Elena non è un ristorante come tanti. È un’esperienza esclusiva: lo staff accoglie appena 6–9 commensali per servizio, seduti in tre sale raccolte all’interno della torre. Questa scelta radicale non è un vezzo elitario, ma un’esigenza espressiva: lo chef vuole raccontare una cucina «personale, evocativa, vissuta», capace di instaurare un dialogo diretto tra piatto e cuore del commensale.

Il format ricorda le atmosfere di quei già esistenti in Europa “speakeasy gastronomici” d’alto livello, dove l’intimità della sala e la vicinanza dello chef creano un ambiente che rafforza il senso di appartenenza reciproco . Qui, ogni tavolo è protagonista: ogni ingrediente è svelato, interpretato, spiegato — un rito ospitale che trasforma la degustazione in un momento di condivisione autentica.

Un menu fluido: 5, 7 o 9 portate a sorpresa

 

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Non esiste menù alla carta. Elena propone tre percorsi degustazione — da 5, 7 o 9 portate salate più un dessert — con abbinamento vini facoltativo:

  • 5 portate + dolce a 78 € (pairing 32 €)

  • 7 portate + dolce a 98 € (pairing 42 €)

  • 9 portate + dolce a 118 € (pairing 52 €)

Ogni percorso include una batteria iniziale di 12 amuse-bouche e un finale con una batteria di piccola pasticceria. L’ordine e la scelta dei piatti sono nelle mani dello chef, garantendo un’esperienza dinamica, mai prevedibile.

Se siete curiosi, puntate sul percorso da 7 portate: è l’anima del locale, un equilibrio perfetto tra intensità e durata, senza eccessi né comprimari dimenticati.

Una cucina di storie, contrasti e contaminazioni

 

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Cristian Elena non cucina: narra. Ogni piatto è un atto narrativo, un mix tra memoria locale e citazioni contemporanee, tra profondità di gusto e pulizia formale. La cucina parla un linguaggio sensoriale multistrato, capace di contaminare la tradizione con la modernità.

Alcuni esempi icona:

  • Amuse bouche “arcobaleno” iniziali, microportate che giocano con colori e consistenze, colpi di acidità e toni amari, calibrati per stimolare il palato senza saturarlo .

  • “Bread is gold”, omaggio a Massimo Bottura: pane al ragù con oro alimentare, rivisitazione poetica del comfort italiano.

  • Spaghetti al plancton con crema di latte e frutti di mare, crocevia tra montagna e mare, tra Ernest Hemingway e la Val d’Ossola.

  • Creazioni “pop-citazioniste” come Reverso (ricetta Pierangelini) o Purple Rain, dessert servito sulle note di Prince, mixando ironia e sapienza gastronomica .

Lo chef lavora con materie prime locali – polenta, zafferano, formaggi, salumi – ma integra materie di eccellenza, pescate con cura o ispirate a tecniche internazionali. Quell’equilibrio tra il noto e il sospeso sorprende ad ogni morso.

[foto copertina da account Instagram @elenaristorante]

Marianna Di Pilla
Marianna Di Pilla



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