In un momento storico in cui la pesca, purtroppo, è sempre meno sostenibile ci sono, sulle coste italiane, pescatori che tengono vive delle tradizioni antichissime. Un tempo questo modo di pescare rappresentava una tipologia di pesca diffusa in tutto il Mediterraneo, mentre attualmente si porta avanti solo in una piccola manciata di posti resilienti. E uno di questi è in Italia.
Si chiama Marina di Pisciotta, ed è il piccolo borgo del Cilento dove nascono le famose alici di Menaica, una tradizione antichissima che viene tenuta viva da alcuni pescatori che hanno scelto di dedicarsi a questo tipo di pesca più sostenibile.
La zona in cui viene praticata questa pesca è la costa cilentana: si parte dal lato sud con il confine del golfo di Sapri e il lato ovest con il golfo di Agropoli per una distanza totale dalla costa di sei miglia.
Il nome menaica deriva dalla rete che usano i pescatori conosciuta anche come manaide o anticamente minaica.
C’è una condizione essenziale per questo tipo di pesca, il mare calmo. Ecco perchè i mesi in cui si pratica vanno da aprile a luglio.
I pescatori escono all’imbrunire e lasciano in mare le reti creando una sorta di barriera che impedisce ai pesci di andare al largo.
La rete utilizzata è particolare perché crea una selezione delle alici in base alle dimensioni. La rete infatti è costruita in modo tale che lascia passare le alici più piccole e cattura solo quelle più grandi. Una selezione molto importante non solo ai fini commerciali ma soprattutto per la natura. Questo tipo di pesca infatti permette alle alici più piccole di continuare a crescere.
La rete viene poi tirata a bordo a mano e con estrema delicatezza vengono liberate le alici dalle maglie, poi, una ad una, si stacca la testa e si eliminano le interiora per essere sistemate in cassette di legno per il trasporto. Appena rientrati dal mare si procede a lavorare le alici, prima vengono lavate nella salamoia e successivamente si dispongono in vasi di terracotta alternandoli a strati di sale. Una volta terminato il processo vengono stagionate per almeno tre mesi, in locali freschi e umidi, in passato questi locali erano adibiti al ricovero delle barche.
Le alici di Menaica sono il risultato di una ottima interazione culturale con il territorio, che ha conservato anche le competenze necessarie all’autocostruzione della rete menaica, indispensabile per le caratteristiche del prodotto finale, che sono eccezionali dal punto di vista organolettico.
Questa preparazione è documentata almeno a partire dal 1730, ma il sistema è sicuramente più antico, risalente all’età classica.
Il profumo delicato e la carne chiara, quasi rosa, sono le caratteristiche che rendono uniche queste alici che vengono utilizzate in moltissime ricette, sia crude, sia condite con limone e olio sia anche cotte per dei gustosissimi spaghetti.
Una preparazione a base di queste alici è quella delle inchiappate, ovvero delle alici farcite con formaggio di capra, uova, aglio e prezzemolo. Le alici vengono poi infarinate e fritte.
Poi ci sono le ammollicate, ovvero delle alici condite con mollica di pane, aglio e prezzemolo.
Sono un cuoco e un giornalista enogastronomico, cucino e parlo di cibo praticamente tutto il giorno. Vino e cibo sono le due vie migliori per conoscere una cultura, in modo gustoso.
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