Valle d’Aosta, a tavola tra formaggi e salumi

Stefano Maria Meconi  | 30 Mag 2019  | Tempo di lettura: 5 minuti

Quando si pensa alla Valle d’Aosta la mente corre subito alle montagne, alle nevi invernali e ai ghiacciai. Ma c’è un altro volto di questa bella regione, legata alla sua gastronomia e alla sua storia vitivinicola che trova espressione in sorprendenti vitigni estesi su strette valli o abbarbicati sui fianchi delle montagne.

L’itinerario Saint Oyen-Tache consente di conoscere il lavoro di appassionati coltivatori e di godersi gli straordinari paesaggi valdostani a un passo dal cielo.

La Valle d’Aosta vitivinicola

La Valle d’Aosta non è solo chalet, malghe e case in stile rascard ma anche cantine che, grazie agli esperti vignerons, portano avanti con tenacia quella tradizione vitivinicola che in Val d’Aosta ha radici davvero antichissime. Si considerino ad esempio i vinaccioli rinvenuti nell’area archeologica di Saint-Martin-de-Corléans in provincia di Aosta, anche se una vera e propria attività vitivinicola nella regione si ha con l’arrivo dei romani, i quali hanno lasciato molte testimonianze al riguardo tra brocche, anfore e bottiglie legate all’attività di torchiatura.

Risalgono al 1032 i primi atti che documentano vendite e donazione di vigneti, a testimoniare l’importanza che il vino ebbe in Valle d’Aosta, tanto da essere esportato anche nel Vallese, in Savoia e persino oltre le Alpi.

Molte furono però le sventure che colpirono i vitigni valdostani, dalla peste nel XVII secolo alla fillossera fino ai due conflitti mondiali e all’avvento della ferrovia: tutto questo portò nella regione l’ingresso di altri vini di minore qualità e a prezzi più contenuti, a danno del vino locale.

Bisogna dunque aspettare l’istituzione negli anni 50 dell’Ecole Pratique d’Agriculture, oggi Institut Agricole Régional, per rilanciare la viticoltura in Val d’Aosta, con la diffusione di nuove tecniche di coltivazione che puntavano più sulla qualità che sulla quantità.

Oggi la viticoltura nella regione si pratica in particolar modo nella Valle della Dora Baltea, nella Valle d’Ayas, percorsa dalle antiche strade del Vino del Medioevo, nella Valle di Lys e in quella del Gran San Bernardo, nota anche per il prosciutto Jambon de Bosses DOP e per la fontina DOP fatta stagionare nelle antiche miniere di rame. Tra i vini, vanto della Val d’Aosta, si segnalano il Gros Vien, il Cornalin, il Muscat Rouge, il Torrette, lo Chambave e il Prié Blanc.

Quando andare e perché

Se l’inverno è la stagione perfetta per godersi le piste sciistiche della Valle d’Aosta, il periodo tra giugno e settembre è il migliore per scoprire il patrimonio storico ed enogastronomico della regione.

Le giornate sono lunghe, fresche e soleggiate, perfette per praticare una forma di turismo che coniuga escursioni tra castelli fiabeschi e borghi storici con la degustazione di vini e specialità regionali nelle cantine e nelle malghe che si incontrano lungo il percorso tra Saint-Oyen e Tache.

La Valle d’Aosta enogastronomica: tra vini, formaggi e salumi

Si parte da Saint-Oyen, borgo sito alle falde della Comba di Bosses. Nota per il suo carnevale storico e per il prosciutto alla brace a cui è dedicata una sagra nella frazione di Prenoud, la cittadina ospita la Casa di Jean Antoine Pellissier, nella cui biblioteca è custodito un erbario di fine ‘800.

Il capoluogo di regione Aosta accoglie il visitatore con le sontuose vestigia del periodo romano che vanno dal Teatro Romano alla pittoresca Porta Pretoria fino all’Arco di Augusto del 25 d.C. Da visitare è la Cattedrale di S.Maria Assunta, splendida con le sue vetrate istoriate, i mosaici pavimentali e le volte affrescate.

Superato il Castello di Quart, abbarbicato sul fianco della montagna tra alberi secolari e un torrente, si raggiunge il territorio di Saint Marcel, le cui acque assumono una magica colorazione verde per i depositi di rame sul fondo. Una volta visitato il Santuario di Plout, dove sin dal ‘300 si venera Notre Dame De Tout Pouvoir, si arriva a Saint Vincent, celebre per il Casino de la Vallée. Il borgo, dove si alternano case in stile rascard con i granai lignei récar, sorge ai piedi del Monte Zerbion e ha nelle sue benefiche acque termali, frequentate anche da Giosuè Carducci, l’altro suo punto di forza.

Prossima tappa è il borgo di Verres, sito sulle sponde del fiume Évançon: alzando lo sguardo l’attenzione è catturata dal castello del XIV secolo che sobrio, austero ed imponente si erge su una rupe rocciosa a dominare l’abitato. Passeggiando per Verres si incontrano le sue cinque cappelle, tra le quali quella di San Rocco dove il 16 agosto si celebra il santo con serate enogastronomiche.

Arnad mostra molte bellezze quali il ponte medioevale di Echallod e la Chiesa di San Martino dell’XI secolo, mentre Bard si identifica nel suo iconico Forte Sabaudo del XIX secolo: la fortezza, oggi sede del Museo delle Alpi, è raggiungibile anche a piedi percorrendo un meraviglioso sentiero panoramico.

Sulla Via Francigena sorge Point Saint Martin, il cui simbolo è il ponte romano che la leggenda vuole sia stato eretto dal diavolo: è questo il fulcro del carnevale storico che si conclude il Martedì Grasso con il rogo del fantoccio del maligno proprio sotto l’unica arcata del ponte.

Alle falde del Monte Rosa si stende la bella Gressoney Saint Jean, ricca di memorie architettoniche e linguistiche dell’antico popolo walser. Nella città amata dalla regina Margherita di Savoia, che soggiornava in un castello dall’aspetto quattrocentesco, è consigliato visitare l’antica locanda settecentesca nella piazza inferiore e la Chiesa di San Giovanni Battista nella piazza superiore.

Tappa finale Tache e il suo Castello di Saint Pierre che, con le sue quattro torrette dall’aspetto fiabesco, domina il villaggio.

Gastronomia e strutture ricettive

Tra le specialità valdostane da gustare ci sono il lardo d’Arnad DOP, il fiuor di cousse (fiori di zucca al forno), le paste ad melia a base di farina di mais e le chnefflene condite con fonduta e speck. Da non perdere poi le tegole valdostane a base di cioccolata e mandorle, il Fromadzo, la toma d’alpeggio ed infine la seupa de gri cucinata con orzo, maiale e verdure.

Per apprezzare la tipica cucina valdostana sono consigliati Casa Ciuca a Bard, dove è servita una eccellente polenta concia, il Bar Bistrot Tavola Calda a Point Saint Martin dove assaggiare tomini e mocetta oppure l’Agriturismo Les Aigles a Saint Vincent dove servono un succulente risotto alla valdostana.

Tra le varie soluzioni per pernottare in Val d’Aosta si possono considerare l’Hotel Ad Gallias e Dipendenza a Bard situato all’ingresso della gola con vista suggestiva sul Forte, l’Hotel Gressoney a Gressoney Saint Jean posto davanti a Villa Margherita oppure l’Hotel Village di Quart che ospita i vacanzieri in chalet nel tipico stile alpino.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi


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