Mari e monti, alla scoperta dei sapori di Calabria

Stefano Maria Meconi  | 30 Apr 2019  | Tempo di lettura: 6 minuti

Patria della liquirizia, della nduja e del tartufo (ma quello dolce), la Calabria è una regione del Meridione d’Italia che troppo spesso non gode della riconoscibilità turistica che merita.

Eppure la sua fama travalica i confini fisici di un territorio stretto tra due mari, riccamente montuoso e spesso estremamente difficile da attraversare in virtù della sua orografia così complessa.

Basti pensare infatti che nel 2017 il prestigioso quotidiano statunitense The New York Times ha scelto la Calabria per la sua classifica di inizio anno “52 Places to Go“, i 52 posti da visitare durante l’anno, uno per ciascuna settimana. E tra le motivazioni, ovviamente, non poteva mancare la gastronomia.

La giornalista Danielle Pergament, penna di punta del giornale d’Oltreoceano, ha invitato i tanti lettori anglofoni a visitare la “punta dello Stivale”, ricordando che qui si trovano i migliori sapori della Penisola, meglio ancora – secondo la giornalista – di quelli da gustare a Roma o nell’amatissima Toscana, una meta di elezione per i viaggiatori americani.

Informazioni utili

Mappa

  • Luogo di partenza: Paola
  • Luogo di arrivo: Tropea
  • Distanza totale percorsa: 164 chiometri
  • Durata prevista dell’itinerario: circa 3 ore, soste escluse
  • Principali località attraversate: Cosenza, Dipignano, Sant’Eufemia, Pizzo
  • Tipologia di itinerario: Enogastronomico
  • Miglior periodo per visitare la zona: Tra aprile e maggio e tra settembre e inizio novembre

Sapori e tradizioni della Calabria

Non c’è però da stupirsi: oltre ai sapori che tutti – più o meno – conosciamo la Calabria ha piccole prelibatezze nascoste o grandi tesori della terra, a partire dal bergamotto, dal quale si ricavano profumi, essenze e aggiunte sfiziose a qualsiasi piatto.

Che si scelgano i sapori caseari dell’Alta Sila, terra peraltro anche della Patata IGP e del Caciocavallo (diffuso, in questa denominazione, anche nelle vicine Puglia e Basilicata) oppure ci si rivolga alla costa tirrenica con la celeberrima Cipolla di Tropea, è difficile non dare ragione alle firme del New York Times quando si sceglie di elogiare la cucina calabra.

Una cucina fatta di sapori tradizionali, antiche ricette ispirate dal contatto con la Grecia e dalle popolazioni Arbereshe, un incontro di saperi e sapori in una terra che ha sole, mare, vette altissime dove il clima si fa rigido e aspro e luoghi di grande fascino turistico dove unire il piacere di mangiare a quello della scoperta culturale, religiosa e artistica.

Ogni itinerario che si rispetti in Calabria, come quello che andremo a proporre tra poche righe, si compone in successione di questi elementi. Lunga quasi 300 chilometri, ma molto meno larga, la regione permette al visitatore curioso, all’esploratore gourmand e all’appassionato escursionista l’opportunità di visitare luoghi, assaggiare piatti, acquistare specialità che difficilmente si troverebbero in altre parti non solo del Mezzogiorno d’Italia ma nel resto del Bel Paese.

Cipolla rossa di Tropea

Piccola e dal colore rosso violaceo, la Cipolla rossa di Tropea è uno dei prodotti tipici più conosciuti della Calabria

Mari e monti: itinerario alla scoperta dei sapori della Calabria

L’itinerario che propone Paesi del Gusto si apre lungo un percorso piuttosto eterogeneo che, pur partendo e arrivando in due suggestive località di mare, non rinuncia a toccare l’entroterra, tra località conosciute e luoghi più celati ai tradizionali itinerari turistici.

Si tratta in tutto di un percorso lungo 164 chilometri, che parte da Paola in provincia di Cosenza e si conclude a Tropea, in provincia di Vibo Valentia. Se il punto di partenza domina lo scenario calabro in funzione della sua allure religiosa, quello di arrivo è certamente più noto per la sua attrattività laica, dove uno splendido e lussureggiante panorama marittimo è facilmente associabili ai piaceri della gastronomia, grazie a un prodotto tipico che, sin dal suo colore intenso, ben rappresenta tutto il bello (e il buono) della Calabria.

La partenza. Fede e gusto nella città di San Francesco

Iniziamo il nostro viaggio tra i sapori di Calabria, appunto, dalla città di Paola. Meta privilegiata della provincia cosentina, e favorita dalla sua posizione strategica lungo la direttrice tirrenica, questa cittadina di circa quindicimila abitanti si apre lungo un ampio tratto di costa, protetto dalle vette preappenniniche che la separano da Rende e dal capoluogo di provincia, Cosenza appunto.

È qui che, il 27 marzo 1416, nasce Francesco Martolilla, figlio di Giacomo e Vienna da Fuscaldo (un comune non molto lontano da Paola). Un bambino che sin da subito mostra il suo rapporto molto forte con la fede che, dopo un lungo pellegrinaggio tra i luoghi della fede del Centro Italia, come Loreto e Roma, decide di dedicare la sua vita all’eremitaggio e alla contemplazione mistica.

L’esempio di Francesco da Paola viene seguito dai Minimi, un gruppo di fedeli il cui ordine è presto riconosciuto dalle autorità ecclesiastiche locali prima, e dal papato poi. L’ispirazione è data dal poverello di Assisi, del quale il religioso porta il nome, ma la fama in poco tempo lo eguaglia, in misura tale che il frate, ormai celebrato come santo in vita, è “conteso” dai Reami d’Europa. Re Luigi XI di Francia, malato, lo chiama al suo capezzale. Qui Francesco rimane per quasi trent’anni, morendo a Plessis-lez-Tours a ben 91 anni. Ancora oggi il grande santuario, che sorge sulla parte superiore del suggestivo borgo medievale, ricorda il Santo patrono della Calabria.

Tra le bontà tipiche della cucina paolana troviamo i dolci chinuliddi (con fichi e frutta secca), il pane casareccio arricchito dalle olive e dalla cipolla e le “nepitelle“, biscotti aromatizzati con gli agrumi.

I sapori dell’entroterra cosentino

Piazza XV Marzo, Cosenza

L’iconica Piazza XV Marzo a Cosenza con la statua di Bernardino Telesio e, sullo sfondo, il Teatro Rendano

Da Paola ci spostiamo poi verso Cosenza, risalendo il crinale della montagna attraverso la SS107. La bella città, che si pregia del titolo onorifico di “Atene calabra”, ancora oggi ospita le tracce dei Bruzii e degli Enotri, antichi popoli preistorici che la colonizzarono e le diedero una forma molto simile a quella che è ammirabile oggigiorno. Lo sviluppo urbanistico della città ha seguito un andamento piuttosto regolare, affiancata allo scorrere armonico del Fiume Crati, con elementi storici e contemporanei che convivono piacevolmente.

Per chi si ferma a mangiare in città, da non perdere l’assaggio delle patate ‘mpacchiuse. Un contorno semplicissimo, fatto di patate della Sila e cipolla rossa di Tropea, che simboleggia la povertà – e al contempo la bontà – della cucina dell’Alta Calabria.

Il nostro itinerario inizia ora a deviare verso sud, avvicinandosi chilometro dopo chilometro nuovamente al Mar Tirreno, ma attraversando al contempo tutta la bellezza dell’entroterra cosentino. Passando per i borghi, non si può non notare come ogni comune abbia conservato le antiche tradizioni del mangiare, soprattutto in fatto di dolci: si susseguono i Bucchinotti (dolci di pasta frolla ripieni di marmellata d’uva), le Varchiglie (barchette di pasta di mandorle e cioccolato), i Turdiddri (gnocchi dolci al miele), il tutto ovviamente bagnato dai tanti vini di questa zona.

Sarebbe impossibile, e quasi peccaminoso, non citare i vini del territorio cosentino, DOC e IGT bianchi e rossi che arricchiscono ogni tavola. Tra questi il Donnici, il Pollino, il San Vito di Luzzi, il Savuto e il Verbicaro.

Pizzo e Tropea, tra il dolce e il salato

Pizzo Calabro

Uno scorcio marittimo di Pizzo Calabro, la città del Tartufo dolce

Oltrepassata anche Lamezia Terme, meta strategica con il suo aeroporto aperto alle compagnie low-cost, arriviamo all’ultima tappa del percorso, Pizzo. In questo piccolo comune marittimo, negli anni Cinquanta, nacque la tradizione del Tartufo di Pizzo, o tartufo gelato. Lavorato rigorosamente a mano, originariamente da Giuseppe De Maria detto Don Pippo, è un gelato al latte con un cuore di cioccolato e rivestito di cacao in polvere lievemente zuccherato.

Prodotto gustosissimo, valorizzato dall’Indicazione Geografica Protetta, alla pari della Cipolla rossa di Tropea. Qui, al culmine del nostro viaggio calabro, incontriamo le rosse e dolci cipolle, coltivate in un’areale che comprende la città e alcuni comuni del Cosentino, da sempre conservate in lunghe trecce e impiegate per arricchire primi e secondi piatti ma, per i più avvezzi, anche consumate al naturale.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi


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