Acqua di cottura della pasta e vino rosso: in Molise l’influenza si affronta con una ricetta della tradizione

Marianna Notti  | 20 Gen 2024  | Tempo di lettura: 3 minuti
scattone tazza

Siete stati colpiti dall’influenza? Niente paura, dal Molise arriva una ricetta tanto insolita quanto corroborante, perfetta per combattere i malanni di stagione: lo scattone. La ricetta è semplice: pasta fresca nella sua acqua e vino rosso, il tutto da consumare ben caldo, in inverno, per riscaldarsi nei giorni freddi. Lo  scattone veniva tradizionalmente consumato dai contadini, dopo una giornata di lavoro all’aperto. Per le sue proprietà energizzanti e corroboranti era ed è considerato anche un rimedio per l’influenza anche se, l’abitudine di consumarlo prima dei pasti, ha portato a identificarlo anche come aperitivo.

Le origini dello Scattone

Il nome riporta al termine “skaitho”, ovvero mestolo, e rimanda alla sua preparazione. Lo scattone è noto anche come tassa, un modo dialettale per tazza, il recipiente dove, tradizionalmente, si consuma. A rivendicarne l’invenzione sono tre paesi molisani: Torella del Sannio, Poggio Sannita e Bagnoli del Trigno ma… famiglia che vai, scattone che trovi. Ne esistono infatti infinite variazioni sul tema, da quella dolce e zuccherata a quella piccante, con un pizzico di peperoncino. La sua popolarità, anche tra le giovani generazioni, gli è valsa una sagra dedicata, che ogni anno si tiene a Torella del Sannio, il 16 agosto.

scattone acqua cottura
L’acqua di cottura della pasta è uno degli ingredienti dello scattone

Come si prepara, nelle sue mille varianti

Gli ingredienti sono pochi e semplici e prevedono l’uso di pasta fresca, come le tagliatelle, che vanno cotte, come sempre, in abbondante acqua salata. La versione originale prevede un formato di pasta tipico molisano, le sagne: piccole losanghe di pasta a base di semola di grano duro e acqua.
Per preparare lo scattone, con l’aiuto di un mestolo si raccoglie un po’ di pasta accompagnata da abbondante acqua di cottura e si versa in una tazza o scodella. È a questo punto che entra in gioco il vino, rigorosamente rosso, meglio se di corpo e tipico molisano, accompagnato da una generosa macinata di pepe. Questa la ricetta base che può essere rivisitata in numerose varianti di gusto.

Il Rosso più celebre del Molise: la Tintilia

Vero e proprio tesoro della produzione enologica molisana, la Tintilia è il vino rosso per eccellenza della piccola regione. Autoctono, di altissima qualità eppure per molto tempo scarsamente considerato e addirittura espiantato a favore di altri vitigni più produttivi. La sua riscoperta, che si deve all’agronomo Giuseppe Mogavero, portò a una progressiva rinascita della Tintilia nel 1975, dapprima con delle piccole vigne a Petrella Tifernina, e poi a macchia d’olio nel resto della regione.

Ideale anche per realizzare lo Scattone, la Tintilia viene oggi coltivata su un’areale di appena 110 ettari, e ha caratteristiche davvero interessanti: il grappolo è di dimensione media, mentre gli acini sono piccoli e tendenti al nero. Da questi viene prodotto un vino che è di colore rosso molto intenso, con un gusto tannico e fruttato, che richiama i sentori dell’erba e del calore tipico di queste terre d’estate. Nonostante la scarsa produttività, è una varietà che resiste bene alla siccità e per questo si raccoglie tardivamente, quando la vigoria è più elevata.

Le sue denominazioni di riferimento sono la Tintilia del Molise DOC e il Pentro d’Isernia DOC.

Marianna Notti
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