Se l’hanno eletto il vino più buono d’Italia c’è un motivo: scopri tutto quello che ancora non sai sul Barolo

Francesco Garbo  | 06 Ott 2023  | Tempo di lettura: 4 minuti

“Quando vediamo le colline delle Langhe così ben curate, tra file di vigneti a formare simmetrie di luci e colori, non possiamo non pensare a quanta fatica siano costati, e renderci conto, per l’ennesima volta, di quanta forma d’arte ci sia nel lavoro dei contadini rispetto a quello di qualsiasi altro mestiere.” Non ci sono parole più appropriate di quelle di Fabrizio Caramagna per descrivere questo territorio che, grazie alla fatica dell’uomo, ha saputo regalare tanto, siamo a Barolo, la terra del vino.

Cosa vedere a Barolo

Barolo nasce come fortezza inespugnabile, lo dimostra la sua posizione, protetta dai rilievi vicini. Proprio qui fu costruita una fortezza in difesa degli attacchi da parte di Saraceni e Ungari. La storia di questa fortezza non è affatto facile, viene ampliata e distrutta varie volte fin quando arrivarono Giacomo e Manfredo Falletti che gli diedero l’aspetto attuale. Importante fu l’influenza dei marchesi di Barolo che qui lasciarono il segno. Un esempio su tutti il Collegio Barolo che fu un polo di studi utile a molti ragazzi della zona. Questo collegio poi si fonde con la storia del vino della zona, prima diventa l’Enoteca Comunale, poi Regionale e infine Museo del vino, uno tra i più innovativi al mondo.

Qui la storia del vino si respira in ogni via, molto interessante anche il Museo del cavatappi, nato grazie alla passione di un collezionista Paolo Annoni. Sono ben 500 gli esemplari dal XVIII secolo a oggi. Sempre nella stessa zona la chiesa di San Donato che risale alla prima metà del ‘700 e ospita la tomba dei Faletti, i signori di Barolo. Non un solo castello ma due, anche se il secondo non è accessibile. La Volta, questo il nome attribuito a questo castello che nel 1713 fu teatro di una disgrazia che lo portò poi in rovina. Ovviamente se organizzate una vacanza da queste parti non potete non visitare le case vinicole che non solo valgono la visita per il vino ma anche per le strutture sempre più moderne e curate da architetti e designer.

La storia del vino dei re

Se volessimo cercare un nome al quale attribuire il merito per aver fatto diventare il vino così importante in questa zona, va ricordato Paolo Francesco Staglieno che nel 1830 elaborò un metodo per produrre un nuovo tipo di vino partendo dalle uve di Nebbiolo. Staglieno era così convinto delle potenzialità del vino che nel 1835 pubblicò un manuale sulla coltivazione dei vini in Piemonte. Proprio in questo manuale è descritto un importante metodo rivoluzionario, il metodo Gervais che permise di eliminare l’acido carbonico e il biossido di carbonio in eccesso nel vino permettendo così l’esportazione.

Il terreno, il clima, la giusta umidità, tutto concorre a creare le condizioni perfette per la coltivazione della vite e quindi un vino ottimo, non è un caso se alcune tra le etichette più note del vino si producano proprio qui: Moscato, Dolcetto e Barbera ne sono un esempio. Ma ce n’è uno che tra tutti si distingue in particolare, il Barolo, prodotto grazie a vitigni di Nebbiolo che matura in autunno inoltrato quando ormai le nebbie si alzano sempre più evidenti, proprio alla nebbia, infatti, questo vitigno deve il nome. Un vino che è capace di invecchiare molto bene, anzi di dare il suo massimo solo dopo essere invecchiato nelle botti di rovere. Il minimo è tre anni ma si raggiungono anche i dieci e più il tempo passa più il vino regala profumi e aromi differenti. Questo vino non sfuggi ai Romani, anzi si dice che Giulio Cesare, di ritorno dalla Gallia, se ne innamoro a tal punto che ne portò a Roma in gran quantità.

In ogni caso questo vino si fonde alla leggenda, se volessimo cercare un anno di nascita del Barolo così come oggi lo conosciamo, allora dovremmo andare nel XIX secolo quando Camillo Benso Conte di Cavour chiamò l’enologo Louis Oudart a seguire la produzione del vino del castello di Grinzane. La marchesa Giulia di Barolo approfittò dell’occasione per chiedere all’enologo come migliorare il vino da lei prodotto perché rimaneva sempre un vino dolciastro. Fu così che, grazie ai consigli di Oudart, che suggerì di usare metodi di vinificazione abituali nella regione di Bordeaux, nacque il Barolo. Da li il vino ottenuto diventò così famoso da affascinare anche il re Carlo Alberto che se ne fece portare al palazzo 325 botti, una al giorno escludendo il periodo della Quaresima. Da qui la leggenda del Barolo, il vino dei re.

Francesco Garbo
Francesco Garbo

Sono un cuoco e un giornalista enogastronomico, cucino e parlo di cibo praticamente tutto il giorno. Vino e cibo sono le due vie migliori per conoscere una cultura, in modo gustoso.



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