Agerola è uno di quei luoghi che sembrano esistere in un tempo sospeso, tra cielo e mare, tra realtà e leggenda. Appoggiata su un altopiano che guarda dall’alto la Costiera Amalfitana, se ne sta lì, silenziosa e intensa, come se custodisse un segreto antico. E quel segreto lo sussurra a chi si mette in cammino sul celebre Sentiero degli Dei, che proprio qui trova una delle sue porte d’ingresso più autentiche. Agerola è il respiro fresco dei Monti Lattari, è il profumo del pane appena sfornato nelle case, è la nota sapida e inconfondibile di un formaggio che ha fatto la storia: il Provolone del Monaco, prodotto solo qui e in pochi altri comuni della zona.
Non è un semplice borgo, Agerola: è una promessa mantenuta, un’idea di Sud che non delude.
Il punto di partenza obbligato è il Sentiero degli Dei, considerato uno dei percorsi escursionistici più belli al mondo. Da Bomerano, una delle frazioni di Agerola, parte questa passeggiata panoramica che serpeggia tra falesie a picco sul mare, grotte nascoste, profumi mediterranei e silenzi assoluti, interrotti solo dal vento e dal canto degli uccelli. Camminare qui è come sfogliare una guida illustrata della natura campana, con scorci che sembrano dipinti: Positano sullo sfondo, i Faraglioni di Capri in lontananza, e il blu, quel blu profondo che sembra infinito.
Ma Agerola non è solo sentieri: è anche arte sacra, architettura rurale, e una forte identità culturale. Meritano una visita la Chiesa di San Matteo Apostolo a Bomerano e la Chiesa di Santa Maria La Manna a Campora, esempi perfetti di quell’arte semplice ma intensa che caratterizza i borghi dell’entroterra campano. E poi ci sono le case coloniche, le antiche masserie, i vicoli dove il tempo si è fermato. Agerola è perfetta per chi cerca una bellezza genuina, lontana dalla mondanità della costa, ma a pochi passi da essa.
Se Agerola ha una voce, questa parla il dialetto sapido e deciso del Provolone del Monaco DOP, il vero protagonista delle tavole locali. Non è un formaggio qualunque: è un simbolo, una storia che parte dal latte delle mucche agerolesi — in particolare la razza Agerolese, antica e rustica — e arriva, dopo mesi di stagionatura, sulle tavole degli intenditori di tutta Italia.
Il nome curioso, “del Monaco”, non ha nulla a che vedere con i conventi: pare derivi dal mantello con cappuccio che i casari indossavano per proteggersi dal freddo quando portavano i loro formaggi al mercato di Napoli, dove erano chiamati “monaci” proprio per quel curioso abbigliamento. Il Provolone del Monaco è stagionato per almeno sei mesi, ma può superare anche l’anno: la sua pasta è compatta, color paglierino, con un sapore che va dal dolce al piccante man mano che matura. E ogni morso racconta una storia di erba fresca, fieno, montagna.
Assaggiarlo ad Agerola, magari con una fetta di pane cafone e un filo d’olio locale, è un’esperienza che difficilmente si dimentica. E per chi vuole portarne un pezzo a casa, ci sono piccoli caseifici dove è ancora prodotto secondo metodi antichi, con passione e senza fretta. Perché qui, ad Agerola, anche il tempo sembra sapere che le cose buone non vanno mai fatte di corsa.
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