Strada del vino e dei sapori in Emilia Romagna, un giro enogastronomico tra le colline di Faenza

PaesidelGusto  | 21 Mag 2021  | Tempo di lettura: 5 minuti

Andare alla scoperta di un territorio che rappresenta un’eccellenza italiana dal punto di vista storico, paesaggistico ed enogastronomico. Tra le colline di Faenza ci si perde in borghi medievali come Brisighella, antiche rocche come Riolo Terme o noti centri agricoli come Castel Bolognese, il tutto immerso in un contesto naturale variegato. Ad unire quest’area in un ipotetico filo immaginario sono proprio i sapori enogastromici: dai prodotti tipici ai vini di denominazione agli oli pregiati. I comuni interessati sono Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Castelbolognese incrociando le valli del Marzeno, del Lamone e del Senio al confine con la Romagna toscana.

Lungo la via del Sangiovese, un brindisi infinito in terra romagnola

Tra i percorsi più suggestivi di tutta la regione seguendo le tracce del Sangiovese, uno dei vitigni più importanti e conosciuti della nostra Italia. È un viaggio per i buongustai del calice che possono sbizzarrirsi tra rossi come l’antico Romagna Sangiovese Doc alla Romagna Cagnina Doc, o tra bianchi come il Romagna Albana Docg o la Doc Colli di Faenza: la lista enologica è lunga, la qualità assicurata. E poi non mancano le ricchezze storiche a incorniciare questo itinerario del gusto, basti pensare a Faenza con il suo centro rinascimentale e la sua famosa ceramica esportata in tutto il mondo. Fatevi un giro tra i suoi palazzi e porticati o nelle sue splendide piazze (Piazza del Popolo e della Libertà). E poi si continua con il Giardino delle erbe officinali di Casola Valsenio o la splendida Brisighella nota anche per essere uno dei borghi più belli d’Italia. Perché non partire da qui?

Strada del vino e dei sapori delle Colline di Faenza, prossima fermata Brisighella

Nel mezzo dell’Appennino più selvaggio per scoprire e riscoprire ciò che la tradizione contadina ha tramandato a noi tra storia e sapori dei territori. L’area che circonda Bologna – nella parte meridionale andando verso Forlì – si caratterizza anche per la presenza di gesso nel terreno che, nel corso del tempo e in seguito anche all’attività estrattiva, ha portato alla formazione di doline, inghiottitoi e valli cieche. E quindi anche dal punto di vista morfologico questo territorio vanta peculiarità visto che conta più di duecento grotte sotterranee rappresentando uno dei più grandi sistemi di cavità gessose in Europa. Ritornando in superficie, tra borghi e piccole città, parte la ‘Strada del Sangiovese, tra i migliori itinerari per gli appassionati di vino di qualità (e tra i più suggestivi) visto che, nello specifico, da questo vitigno si ottengono alcune tra le eccellenze enologiche italiane. Non per niente gli è stata intitolata addirittura una strada! Tra le tappe più scenografiche della ‘Strada del vino e dei sapori delle Colline di Faenza’ c’è Brisighella, un bellissimo e antico borgo medievale conosciuto anche per un altro prodotto enogastronomico di livello, l’olio extra vergine di oliva di Brisighella Dop, super aromatico e profumato. Qui la qualità della vita è cittadina ad honorem con una tranquillità che si respira nell’aria e la rende luogo ideale per chi cerca una fuga dallo stress. Dai suoi tre colli si ergono la rocca manfrediana, il santuario del Monticino e la torre dell’Orologio: verde, sentieri, scalinate e luoghi di culto, tutto qui richiama il passato.

Calice alla mano, ecco i vini da degustare a Brisighella

Non si può che partire dal Sangiovese di Romagna, vino simbolo nonché il primo romagnolo ad aver ottenuto la DOC: color rosso rubino e sapore armonico con retrogusto amarognolo. Pensare che anche Plinio il Vecchio ne parlava al tempo dei Romani, oggi ne troviamo tre tipi con diverse metodologie e tipicità: Il Sangiovese Superiore, il Riserva e quello Novello. Altro calice altro assaggio, ecco la Cagnina di Romagna, vino ottenuto dal vitigno Refosco dal colore rosso violaceo ideale per dolci e pasticceria secca. E poi c’è il Pagadebit di Romagna il cui nome curioso deriva dall’espressione dialettale ‘buono a pagare i debiti’ perché il vitigno bombino bianco dava sempre molte soddisfazioni ai produttori: colore giallo paglierino si accompagna a brodi e vellutate. Infine l’Albana di Romagna, altro vino simbolico del territorio oltre che il primo bianco a ottenere il marchio DOCG, amato (pare) anche da Federico Barbarossa: ce ne sono quattro tipi, dal più secco al passito, l’abbinamento perfetto è con il pesce.

Non solo vino, i prodotti del territorio delle Colline di Faenza

Al bando l’agricoltura intensiva, il territorio delle Colline di Faenza, così particolare dal punto di vista morfologico, ha consentito di attuare solo produzioni di qualità (a volte certificate anche con metodi biologici), pochi ma buoni potremmo dire. E così proprio qui troviamo eccellenze dell’orticoltura come lo Scalogno di Romagna, un bulbo molto profumato usato nella cucina locale e meritevole anche di una sagra a Riolo Terme, o frutta ed erbe aromatiche come quelle del Giardino delle Erbe Officinali di Casola Valsenio. E poi c’è il prestigioso olio extra vergine di oliva di BrisighellaBrisighello, Pieve Tho, Nobil Drupa – che si produce nelle terre collinari del borgo faentino ed è stato il primo a ottenere la Dop nel 1996: è possibile scoprire la pianta e i segreti della produzione. Allo scopo di valorizzare il patrimonio olivicolo di questa terra – il cui particolare microclima ha favorito la crescita di alcune cultivar autoctone – è stato creato il museo dell’olio di Brisighella dove viene illustrato tutto il ciclo produttivo, dalla cura dell’ulivo alla vendita del prodotto. Non aspettatevi una galleria espositiva al chiuso, si tratta di un itinerario lungo le strade della zona con sette tappe. Si comincia da via Valletta con le piantagioni di ulivo secolari di cui circa novantamila nell’area di Brisighella (l’80% appartiene alla varietà nostrana) per poi proseguire lungo i vari fabbricati e step produttivi: se vi trovate qui a novembre potrete assistere allo spettacolo della ‘brucatura’ con la raccolta delle olive fatta ancora manualmente come Dio comanda. E poi via di bruschetta!

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