La Toscana dei monti e delle colline, ma anche quella dei sapori e dei vitigni. È nel pieno della provincia grossetana che incontriamo la Strada del Vino Montecucco e dei sapori d’Amiata, un percorso tematico di grande valore, turistico ed enogastronomico.
Gli scenari sono quelli tipici della regione: piccoli borghi immersi in grandi scenari naturali, panorami che cambiano chilometro dopo chilometro, sapori autentici e accoglienza familiare. Eppure, è difficile rimanere insensibili alla Toscana in generale e alle terre d’Amiata in particolare.
Scopriamo insieme le ricchezze e i patrimoni che questa zona conserva gelosamente, e diffonde attraverso le sue strade… divine!
Alto poco più di 1.700 metri, il Monte Amiata è quanto resta di un antico complesso vulcanico nel cosiddetto Antiappennino toscano. Se è vero che il terreno vulcanico favorisce una natura rigogliosa, questo può ben applicarsi al territorio amiatino, ricco in boschi di castagni e coltivazioni vitivinicole.
Lasciata la vetta, ci dirigiamo verso la bella Abbadia San Salvatore, che ospita un’abbazia risalente addirittura all’VIII secolo dopo Cristo, prima di deviare verso Castel del Piano (ammirevole la Chiesa della Propositura, con la sua imponente facciata ottocentesca) e successivamente Arcidosso. Qui cattura la nostra attenzione l’imponente Rocca Aldobrandesca, costruita a partire dalla seconda metà del IX secolo e ancora oggi utilizzata per iniziative pubbliche e culturali.
Una breve sosta a Monticello Amiata, nel perimetro della Riserva naturale Poggio all’Olmo, prima di arrivare a Cinigiano, pausa intermedia sul cammino della Strada del Monticello.
Tappa 2 – Da Cinigiano a Castiglione della Pescaia
Ricco in architetture religiose e civili di pregio, tra le quali spiccano le varie pievi e l’imponente Torre dell’orologio, Cinigiano ci permette una sosta che rifocilla il corpo e lo spirito. Da qui ripartiamo alla volta di un’altra sua frazione, Poggi del Sasso, dove possiamo fermarci a visitare il bel Castello di Colle Massari, che ospita una rinomata azienda agricola del territorio.
Interessante è anche Campagnatico, l’ultimo comune che incontriamo prima di giungere a Grosseto. Vi visitiamo la Pieve di San Giovanni Battista e le belle mura perimetrali, prima di arrivare nel capoluogo di provincia dove, tra il suggestivo Palazzo Aldobrandeschi e la grande Cattedrale, le occasioni di turismo culturale non mancano di certo.
Lasciamo del tutto l’atmosfera dell’entroterra e viriamo alfine verso la costa maremmana raggiungendo Castiglione della Pescaia: è qui che, col Tirreno che si spande placido ai nostri piedi, possiamo ammirare l’antica città etrusca di Vetulonia, nome molto ricorrente nella storia del popolo del Centro Italia.
Sebbene la provincia grossetana sia ricca di denominazioni DOC e DOCG (come l’Ansonica, il Bianco di Pitigliano, il Monteregio di Massa Marittima o il Sovana), ci concentreremo in questo articolo sul solo Montecucco.
A Denominazione di origine Controllata, il Montecucco viene prodotto sia bianco che rosso, con l’impiego di tre uve principali: il Trebbiano Toscano (dal 60 al 100%) per il Montecucco bianco, il Sangiovese (dal 60 al 100%) per il Montecucco rosso, il rosso Riserva, il Sangiovese e il Sangiovese riserva e infine il Vermentino (dall’85 al 100%) per il Montecucco Vermentino.
Il Montecucco è un vino di buona qualità, non particolarmente forte in termini alcolometrici e di sapore al palato, ma anzi fresco e adatto a un consumo piuttosto vario in tavola, sia accompagnando i piatti di carne che di pesce, nonché le varie specialità dolciarie di questo territorio.
Cucina che unisce elementi di mare e di terra, quella della Strada del Vino Montecucco e della provincia grossetana è una tradizione che porta sulle tavole elementi, ingredienti e ricette tanto semplici quanto ricchi di sapore e di gusto.
È il caso degli onnipresenti Crostini dei butteri, ovvero delle fette di pane toscano (senza sale) sulle quali si serve il fegatino (di pollo o coniglio), preparazione alla quale queste zone sono particolarmente legate.
Nei primi piatti dominano sia le zuppe (l’acquacotta e la zuppa arcidossana) che le paste condite con sughi di carne (come le pappardelle al cinghiale o i tortelli maremmani).
Ritroviamo il ragù anche in un secondo piatto tipico della grossetana, il buglione, che si realizza con carni di agnello, cacciagione, coniglio e maiale e viene poi condito con pomodori, vino, aglio e cipolle. Alle carni si accompagna poi il pesce, soprattutto nell’orbetellano, dove è diffuso il branzino.
Panficato, panforte e schiacciata con l’uva sono tra i dolci tipici del luogo, che fanno molto ricorso alla frutta, soprattutto uva, fichi e castagne, vera eccellenza del Monte Amiata.
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