zona di produzione: Val Bormida
curiosità: Considerato cibo degli dei per le sue presunte proprietà afrodisiache, si credeva fosse nato per effetto di un fulmine scagliato da Zeus. E’ un fungo sotterraneo, un ascomiceto che cresce sotto le radici di querce, pioppi, tigli e salici. Esiste sia bianco che nero. Che i tartufi fossero funghi micorrizogeni fu sostenuto per la prima volta dal Mattirolo (1887), allievo del Gibelli e la dimostrazione microscopica fu data dal suo amico Dangeard, per il Tuber melanosporum (nero pregiato), nel 1894. Per avere invece la prima descrizione microscopica della micorriza del tartufo bianco (tuber magnatum) bisogna attendere il 1976 ad opera degli italiani Palenzona e Fontana. La micorriza (dal greco mykex, fungo e riza radice), organo formato da un fungo e da una radichetta di una pianta superiore, è il risultato di una intima associazione fra i due organismi vegetali che assume il carattere di simbiosi mutualistica.
Con questa associazione i due vegetali traggono benefici l’uno dall’altro: si instaura infatti un sistema di scambio di sostanze nutritive tra la pianta e il fungo. Gli zuccheri fotosintetizzati dalla pianta superiore passano al fungo che li immagazzina: in cambio il fungo cede alla pianta acqua e sali minerali che con facilità assume dal terreno circostante.
caratteristiche: Il tartufo bianco si presenta con l’aspetto di un tubero dalla forma irregolare, con buccia liscia di colore tra il crema ed il nocciola. La carne è compatta, dura, friabile, di colore bianco-gialla grigia quando è completamente maturo. Si gusta sopra al riso o alle uova. Il tartufo nero, più diffuso e quindi meno caro di quello bianco, cresce ai piedi di querce, pioppi, noccioli. L’aspetto esteriore è di colore brunastro con buccia ricoperta da centinaia di verruche poligonali che la rendono scabra. La carne è grigia, rossiccia, o nerastra con venature bianche o rosse. Meno profumato, si conserva più a lungo. Il suo aroma si apprezza solo con la cottura. Infatti deve sempre essere cotto al burro prima di essere tagliato a fette e disposto su uova, fettuccine, patè, ravioli.
preparazione: Per coltivare i tartufi bisogna coltivare gli alberi ed è su questo nuovo principio che si basa la coltivazione moderna del tartufo.
ricetta: Sformato al Tarufo
Ingredienti per 5 persone: 1/2 litro di besciamella molto densa; 120 gr. di formaggetta savonese; 120 gr. di tartufo nero tritato; 30 gr. di grana grattuggiato; 3 uova; la mollica di due panini; timo, sale e pepe.
Preparazione: Unire alla besciamella tutti gli ingredienti e versare il composto in uno stampo antiaderente oppure imburrato ed infarinato. Porre quindi lo stampo in forno a 200 gradi per 30 minuti circa.
Fonte: La vetrina di Agriligurianet.it – Regione Liguria 2005
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