Le dimensioni variano da quelle di una noce a quelle di una grossa arancia di forma generalmente rotondeggiante. Il peridio è nero e presenta grandi verruche piramidali a cinque, sei sette facce, larghe 3-10 cm ed alte 1.5-3 mm, con vertice smussato e con le facce laterali che evidenziano sottili striature longitudinali fra loro parallele. La gleba è inizialmente biancastra e poi, quando il carpoforo giunge a maturità, diviene di colore nocciola. In sezione presenta numerose venature biancastre, sottili ed anastomosate in più punti. L’odore è delicato e gradevole e ricorda le nocciole. Cresce in pianura ed in collina fino a 1300 m s.l.m., in simbiosi con numerose specie forestali fra le quali si ricordano querce, pini, faggi, carpini, betulle e noccioli. Anche questa specie, come il tartufo nero pregiato, forma “pianelli”.
Territorio interessato alla produzione:
Zona precollinari, collinari e di media montagna delle province di Piacenza e Rimini.
Cenni storici e curiosità
Le prime notizie botaniche sui tartufi le troviamo nella “Historia plantarum” di Teofrasto, autore greco del IV secolo a.C., considerato il padre della botanica: li descrive come funghi, piante imperfette prive di radici, foglie, fiori e frutti, e li denomina “hydnon”.
Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) nella “Historia naturalis” li distingue dai funghi, senza tuttavia riuscire a definirli con esattezza, e ne parla diffusamente.
Poi, non abbiamo citazioni e notizie precise sui tartufi fino al Rinascimento, quando S. Ambrogio scrive al Vescovo di Como per ringraziarlo dell’invio di “terratuffole” di straordinaria grandezza. Nel ‘500 i tartufi erano largamente presenti nelle mense di alto rango e lo stesso imperatore francese Carlo V ne ordinò la intensificazione del commercio consolidando nella regione del Périgord una tradizione che si è sempre più sviluppata, fino all’odierna produzione record di circa 40.000 q.li.
In Italia le zone più produttive sono le Langhe, per il tartufo bianco, ed il territorio intorno a Norcia, per il tartufo nero. Tra queste non sfigurano – se non per quantità – le zone della provincia di Piacenza, dove il tartufo figura nella cucina tradizionale ormai da tempo immemorabile.
Se ne trovano tracce anche nell’alta Romagna, ai confini con le Marche.
In una piccola frazione di Perugia, si trova una cantina inaspettata: Plani Arche. ...
Se sei in cerca di un primo piatto intramontabile che ti farà innamorare della ...
Il Prix Versailles l'ha candidato al titolo di ristorante più bello del mondo, e di ...
La Val di Fleres, con i suoi paesaggi mozzafiato a confine con l'Austria, offre ...
©
2024 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito
Fytur