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Tra i quartieri della città dove andare almeno una volta c’è anche lui, ed è anche un vero regno dei sapori: cosa vedere e cosa mangiare in uno dei ghetti ebraici più antichi d’Europa

Claudia Giammatteo  | 09 Mar 2025
ghetto ebraico roma

Ci sono angoli di Roma che custodiscono storie antiche, atmosfere suggestive e sapori che raccontano secoli di tradizione. Uno di questi è il Ghetto Ebraico, un piccolo gioiello incastonato nel cuore della città, dove passato e presente si fondono in un mosaico di vicoli, botteghe e ristoranti che profumano di spezie, fritti dorati e dolci dal sapore inconfondibile.

Passeggiando tra le sue strade, si respira un’atmosfera unica, quasi sospesa nel tempo, dove ogni pietra racconta di una comunità resiliente, capace di trasformare le avversità in cultura e le difficoltà in tradizioni che ancora oggi incantano chiunque vi metta piede. Ma il Ghetto Ebraico di Roma non è solo un viaggio nella memoria: è anche una tappa obbligata per chi ama la buona cucina e vuole scoprire un lato della gastronomia romana tanto autentico quanto sorprendente.

La storia affascinante del Ghetto ebraico di Roma

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Il Ghetto di Roma è uno dei più antichi d’Europa.

Istituito nel 1555 da Papa Paolo IV con una bolla papale, questo quartiere nacque come un’area di segregazione per la comunità ebraica, costretta a vivere entro confini ben definiti e a rispettare rigide restrizioni. Nel corso dei secoli, il Ghetto ha attraversato momenti difficili, tra discriminazioni e persecuzioni, ma la sua anima non si è mai spenta. Con l’Unità d’Italia nel 1870, le mura del Ghetto furono abbattute e la comunità ebraica romana poté finalmente godere degli stessi diritti degli altri cittadini. Tuttavia, la memoria di quel periodo è ancora viva e palpabile, specialmente in alcuni angoli del quartiere, dove le tracce della storia si intrecciano con la quotidianità moderna.

Oggi il Ghetto è un luogo di cultura, di spiritualità e di grande vitalità gastronomica, un punto d’incontro tra passato e presente che affascina chiunque decida di scoprirlo.

Cosa vedere e cosa mangiare nel Ghetto Ebraico di Roma

Carciofo alla giudia

Una passeggiata nel Ghetto Ebraico di Roma è un viaggio tra arte, storia e sapori autentici. Tra le tappe imperdibili c’è senza dubbio la splendida Sinagoga Maggiore,  il Tempio Maggiore istituito nel 1904 che è il simbolo della comunità ebraica romana e sede del Museo Ebraico, il quale custodisce preziosi manufatti e racconta la storia degli ebrei a Roma. A pochi passi, il Portico d’Ottavia, con le sue colonne antiche, testimonia la grandezza dell’epoca imperiale e l’evoluzione urbanistica della città.

Da non perdere anche la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, chiamata così perché venne ricavata dall’antico mercato del pesce, il Portico d’Ottavia, la Chiesa di San Gregorio in Divina Pietà, il Ponte dei Quattro Capi che collega il ghetto ebraico all’Isola Tiberina, la Chiesa di Santa Maria in Campitelli, famoso luogo di preghiera durante la Seconda Guerra Mondiale e la Fontana delle Tartarughe, firmata anche da Bernini.

Passeggiando all’interno del Ghetto si incontrano ristoranti e forni che propongono specialità tipiche della cucina giudaico-romanesca, un vero patrimonio gastronomico tutto da gustare. E cosa mangiare nel Ghetto?

Non si può dire di aver vissuto davvero questo luogo senza aver assaggiato il famoso carciofo alla giudia, un’autentica icona culinaria: croccante fuori, tenero dentro, un’esplosione di sapore che incanta al primo morso. Da provare anche i filetti di baccalà fritti, la concia di zucchine e la pizza ebraica dolce, un tripudio di canditi e frutta secca che racconta secoli di tradizione. Per concludere in dolcezza, niente batte una fetta di torta ricotta e visciole, un dessert irresistibile nato proprio tra le vie del Ghetto.

Visitare il Ghetto Ebraico di Roma significa immergersi in un mondo affascinante, fatto di storia, cultura e sapori inconfondibili. Un’esperienza che lascia il segno e che invita a tornare, per scoprire sempre qualcosa di nuovo tra le pietre antiche e i profumi avvolgenti di uno dei quartieri più autentici della Capitale.

 

[foto copertina/NekomuraKatsuo/Istock.com/solo uso editoriale]

Claudia Giammatteo
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