Tre ristoranti in provincia di Parma che devi assolutamente provare a dicembre

Marianna Notti  | 22 Dic 2023
I tortelli d'erbetta sono uno dei primi piatti immancabili da Romani a Parma (fonte: www.facebook.com/ristoranteromani)

Il parmense è un territorio ricco di prodotti tipici e tradizioni culinarie eccellenti. Basti pensare che Parma è tra i luoghi con il maggior numero di prodotti tutelati da marchi di qualità: dal Parmigiano Reggiano al Culatello, dal Prosciutto di Parma al Salame di Felino, fino al Fungo di Borgotaro. Non solo, Parma e provincia sono anche sede di importanti distretti industriali, come quello della produzione pastaia o della trasformazione del pomodoro. Insomma, non è certo un caso che questo territorio venga da molti designato come food valley. In un contesto così ricco, i ristoranti, le trattorie, le osterie, dove mangiare un’ottima cucina, più o meno tradizionale, sono veramente tantissimi. Ecco allora tre ristoranti in provincia di Parma che dovete assolutamente provare questo mese, magari approfittando per apprezzare anche le bellezze del paesaggio e i siti di interesse storico e artistico offerti da questi luoghi.

1 Da Romani, spalla cotta e cruda e vécia col pisst

Da Romani la tradizionale cucina parmigiana è protagonista indiscussa, anche se affiancata da una proposta più contemporanea, che fa parte del menu stagionale. Il locale si trova a Vicomero di Torrile ed è stato ricavato dalla ristrutturazione di un antico casale appartenente alla famiglia Romani. La carta parte da una ricca varietà di antipasti tradizionali, dove regnano sovrani i salumi tipici del territorio, come la Spalla Cruda di Palasone, la Spalla Cotta di San Secondo (servita calda), e selezionatissimi Prosciutto di Parma e Culatello Dop. Tortelli d’erbetta e anolini in brodo sono i must have tra i primi piatti. Sono presenti in carta tutto l’anno, insieme ad altre paste, lunghe, come le tagliatelle o ripiene (in questo periodo per esempio troviamo tortelli di zucca e cappellotti di spalla cotta). Non mancano risotti e gnocchi: ora in carta, quelli di patate in crema di porri e tartufo, o di carote, con pesto di basilico, noci e Parmigiano. Tra i secondi spiccano alcuni piatti fortemente rappresentativi della tradizione locale, come la punta al forno, i guancialini di maiale o la deliziosa “vecchia” di cavallo. La vécia col pisst, in dialetto parmigiano, è una sorta di ricca peperonata (con cipolle, peperoni e pomodori), a cui si aggiungono, prima di ultimare la cottura, macinato di cavallo di prima scelta e cubetti di patate fritti in olio bollente.

Il gelato artigianale e lo zabaione al paiolo. Due dessert golosi alla trattoria Ai Due Platani a Parma (fonte: www.facebook.com/aidueplatani)
Il gelato artigianale e lo zabaione al paiolo. Due dessert golosi alla trattoria Ai Due Platani a Parma (fonte: www.facebook.com/aidueplatani)

2 Ai Due Platani: un viaggio tra innovazione e tradizione. E una dolce sopresa

Nella frazione di Coloreto, a pochi minuti dal centro storico di Parma, Ai Due Platani è un piccolo gioiello gastronomico. In estate si mangia all’ombra dei platani da cui prende il nome, mentre in inverno le sale interne accolgono i clienti in un ambiente caldo e avvolgente. Le proposte in menu sono basate sulla cucina del territorio e su una scelta dei fornitori attenta e curata. Si va dalle paste fresche e ripiene ai salumi di piccoli produttori artigianali; ai secondi piatti, a base di carne da cortile o selvaggina. Non mancano le proposte più innovative per tecniche e ingredienti. In questa stagione, per esempio, in carta troviamo salumi provenienti da selezioni speciali, tortelli di erbetta e di zucca, gli immancabili anolini, cotti in brodo di cappone, ma anche idee nuove, come i ravioli di coniglio o le tagliatelle verdi ripiene di pecorino al ragù d’anatra. Tra i secondi spiccano il petto d’anatra con scalogni glassati o il piccione con pane alle noci, carciofi e ribes. Tra i dolci, invece, i pezzi forti sono lo zabaglione caldo al paiolo, servito con la deliziosa Sbrisolona e, soprattutto il gelato. Al termine della cena, infatti, vedrete girare per i tavoli una vera e propria montagna di gelato alla crema, da accompagnare con varie salse e topping, prodotto in casa con un bellissimo mantecatore Carpigiani d’antan, risalente al 1965.

Un piatto di culatello dell'Antica Corte Pallavicina (fonte: www.facebook.com/anticacortepallavicina
Un piatto di culatello dell’Antica Corte Pallavicina (fonte: www.facebook.com/anticacortepallavicina

3 Antica Corte Pallavicina: da Spigaroli, maestro del culatello

Siamo a Polesine Parmense, a pochi passi dal Po, nel cuore di quella che viene definita “la bassa”. L’Antica Corte Pallavicina è anche relais, con camere eleganti e accoglienti, ed è sede del Museo del Culatello e del Masalén (il norcino, ndr). Nell’annessa azienda agricola si allevano maiali di razza antica e si coltivano ortaggi da utilizzare nei piatti del ristorante. Alla guida della cucina, con all’attivo una stella Michelin e tre forchette del Gambero Rosso, c’è lo chef Massimo Spigaroli. Il suo nome è noto sia per l’abilità nell’affinare pregiatissimo culatello, sia per una cucina che egli stesso ha definito gastro-fluviale. Il menu alla carta propone, tra le altre cose una degustazione di culatello di diverse stagionature, da 18 fino a 42 mesi. Tra i primi troviamo i tortelli d’erbetta, classici parmigiani, ma con doppio burro d’affioramento delle vacche rosse, e i tortelli di zucca castagna (antica varietà di casa Spigaroli). Tra i secondi, il porcelletto da latte di razza “Nero Spigaroli”, ma anche lucioperca e coscette di rana. Per un pasto forse meno ricercato, ma altrettanto eccellente, al ristorante si aggiunge l’hosteria, un luogo dove si respira tradizione e dove gustare ottimi piatti della cucina parmigiana.

Marianna Notti
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