Siamo nella zona dei Castelli Romani, a pochi passi dalla Capitale, qui furono costruite le ville di Seneca, di Pompeo Magno e di Domiziano. La zona dei Castelli Romani è spesso scelta come meta di gite fuori porta dagli abitanti di Roma, vuoi per il clima più fresco ma soprattutto per le specialità enogastronomiche che si possono gustare qui. Dalla porchetta di Ariccia al pane di Genzano c’è solo l’imbarazzo della scelta. All’interno di questo articolo scopriremo una piccola parte dei percorsi naturalistici che legano i vari paesi dei Castelli Romani. Alcuni sentieri sono completamente immersi nel bosco, altri misti ma comunque ognuno ha la sua caratteristica e porta in un paese dove è possibile rifocillarsi dopo la camminata.
“Fontane che danno vino” così recita una celebre canzone che racconta una gita ai Castelli Romani, e il vino esce ancora oggi dalle fontane in occasione della festa del vino a Marino. Ai Castelli c’è più di un cibo tipico legato indissolubilmente al territorio e alla sapienza di chi è riuscito a creare un prodotto così buono da diventare tradizione tramandata da generazione in generazione. È il caso del pane casereccio di Genzano protetto dal marchio IGP, un filone di pane cotto a legna con una croccante crosta esterna e una mollica interna morbidissima pronta per fare la “scarepetta” in un delizioso sugo. Ma è anche il caso del pane di Lariano, comune facente parte dei Castelli Romani, che si fregia del Marchio Collettivo Geografico. Pane anch’esso cotto a legna ma diverso da quello di Genzano, in questo caso gli elementi che lo caratterizzano sono la farina semi integrale e il lievito madre che grazie anche a una doppia lievitazione regalano un pane dal sapore unico. Altro paese conosciuto per il suo pane, ancora una volta con Marchio Collettivo Geografico è Velletri che non dista molto da Lariano. Questo pane ha una storia di tradizione, contraddistinto da pezzature chiamate filoni ha un colore marrone chiaro e una mollica con una buona alveolatura. Tempo fa con il nome pane di Velletri si intendeva quello “scuffiato“, un tipo di lavorazione tramite la quale si ottiene un pane con aree vuote al suo interno.
Impossibile non nominare la porchetta di Ariccia IGP se si parla dei Castelli Romani. Servita dalle fraschette, ristoranti spartani e tappa fissa per chi si trova ad Ariccia, o da piccoli chioschi che la vedono a peso o in deliziosi panini ben farciti. Le sue origini sono antichissime, probabilmente questa ricetta nasce in epoca etrusca ed è rintracciabile in trattati gastronomici già nel XV secolo. In uno du questi trattati, un principe tedesco rimprovera il principe Chigi perché preferisce l’abbattimento di querce secolari nel suo parco per creare un pascolo per i maiali selvatici, preziosi per ricavare gustose porchette. Probabilmente meno nota rispetto alla porchetta è la Pupazza Frascatana, un biscotto che rappresenta la sagoma di una donna con tre seni. Molte le versioni e le storie diverse che cercano di spiegare il significato dietro questa pupazza, probabilmente simbolo di abbondanza. L’impasto alla base del biscotto è di acqua, farina, miele di castagno poi c’è chi lo arricchisce con olio e scorza di arancio. L’impasto poi, fatto riposare per una notte, viene modellato per creare questa sagoma femminile.
I Castelli Romani sono tutti ben collegati tra loro, non solo tramite le strade percorse dalle automobili: ricca infatti è la rete di sentieri che si snodano nel parco regionale dei Castelli Romani. I sentieri del parco sono molti: per i più esperti ma anche per i camminatori dell’ultim’ora. Seguendo i percorsi ben tracciati e segnalati si possono raggiungere vari paesi dei Castelli Romani dove, una volta arrivati potrete gustare le specialità tipiche del posto e apprezzare i resti della storia antica. L’itinerario che consigliamo vi farà visitare tre paesi diversi tra loro. Partendo da Castel Gandolfo potete arrivare a Nemi passando per Albano Laziale. Se poi il bosco non fa parte dei vostri luoghi preferiti e volete percorrere un itinerario più breve, c’è anche una pista ciclabile che collega Albano Laziale a Castel Gandolfo. Percorrendola, passo dopo passo, si arriva in questo suggestivo borgo che regala una vista sul lago degna di un dipinto.
Il borgo deve il suo nome alla famiglia romana Gandolfi che nel 1216 fece erigere un castello. Castelgandolfo affaccia da un lato sul lago Albano dall’altro sul mare e la Capitale, già nell’antichità gli imperatori romani lo scelsero per edificare le loro sontuose ville. Il borgo nasce nei primi del ‘600 e viene scelto sin da subito dai papi come residenza estiva, il primo pontefice a passare qui la sua villeggiatura è stato Urbano VIII. Nei secoli successivi il borgo si è sviluppato attorno al palazzo pontificio e ancora oggi è delimitato ad ovest dalla porta romana e ad est dalla porta napoletana abbattuta a fine ‘800. Il cuore del borgo è la pizza dove si affaccia la cattedrale, il municipio e il palazzo apostolico. La cattedrale di Castelgandolfo, la Cappella Palatina, è stata costruita nel ‘600 da Alessandro VII, edificata sulle vestigia di una vecchia chiesa. A progettala è stato il Bernini che, oltre alla chiesa, ha realizzato la fontana al centro della piazza. Allontanandosi dalla piazza, lasciandola alle spalle, si percorre una via piccola ma ricca di ristoranti dove poter gustare le specialità laziali. Durante la bella stagione si può mangiare comodamente seduti ai tavolini esterni. Da ristoranti di pesce e fraschette fino a locali che offrono la possibilità di gustare pasta all’uovo fresca accompagnata da sughi ben realizzati o venduta a peso con la possibilità di gustarla a casa propria.
Percorrendo la pista ciclabile si arriva in pochi minuti ad Albano. La città nasce dopo la distruzione di Alba Longa che sorgeva sull’Ager Albanus, un rinomato luogo di villeggiatura frequentato dai nobili dell’antica Roma. Molti i resti del castra albana, l’accampamento diventato poi una piccola città, abitato dai soldati della Legio II Partica, stanziati qui in difesa dell’imperatore Settimio Severo. Dominano la città dall’alto i cisternoni, progettati dagli stessi soldati della legione partica per l’approvvigionamento idrico tutt’oggi perfettamente funzionanti e l’anfiteatro romano, scenario di battaglie e spettacoli circensi allora, teatro all’aperto oggi nella stagione estiva. Per le vie di Albano è impossibile ignorare le molte testimonianze della storia alla quale i cittadini sono ormai assuefatti.
Questo lago è più piccolo rispetto al lago Albano ma altrettanto ricco di storia, le sue acque hanno nascosto per secoli due navi appartenenti agli antichi romani. Stiamo parlando del lago di Nemi da nemus ovvero bosco in lingua latina. Il lago e l’omonima città che si eleva sopra di esso, sono indissolubilmente legati alla dea Diana, dea romana signora dei boschi, custode delle fonti e dei torrenti. All’ingresso di Nemi troviamo una fontana a lei dedicata. Questo piccolo borgo che ha conquistato molti scrittori come Goethe, Stendhal e d’Annunzio. Il lago sottostante gli fa da specchio per osservare la sua bellezza. Oggi famoso anche per le fragoline di bosco, più piccole e molto più saporite delle fragole comuni, vengono gustate in mille ricette diverse. Con la panna o lavorate fino a diventare una granita, ma i dolci più celebri e più amati sono le crostatine con le fragoline. Una fragrante base di pasta frolla accoglie al suo interno la crema pasticciera nella quale vengono tuffate le fragoline cosparse da zucchero a velo. Ogni anno la prima domenica di giugno si celebra la sagra di questo piccolo ma delizioso frutto della terra. Storicamente sede importante per il culto alla dea Diana nemorensis, alla quale i romani hanno dedicato un tempio. La storia del lago di Nemi, infatti, è legata a quella dei romani e delle loro navi. L’imperatore Caligola fece costruire durante il suo impero due grandi navi lunghe 70 metri che fungevano da ville galleggianti, qui venivano organizzati banchetti e feste, per questo erano adornate di marmi, bronzi e oro. I reperti delle navi, ritrovate grazie al prosciugamento del lago durante il periodo fascista, però furono distrutti poco dopo nel 1944 in piena occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale da un incendio. Per tornare alle amate fragoline, due sono le ricette tipiche del posto: il risotto con le fragole, che oltre ad assumere il colore delle fragole ne carpisce anche l’incredibile profumo, e le fragole con il vino. In questo caso le fragole sono prima pulite, poi tagliate in pezzi e condite con limone, vino e zucchero per creare un gustosissimo sciroppo.
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