Varallo chiamata “la piccola Gerusalemme italiana” è un borgo piemontese in bilico tra sogno e spiritualità

Matteo Cicarelli  | 20 Ago 2025

Le montagne, i fiumi e i boschi piemontesi nascondono un diamante prezioso. A pochi chilometri dal Lago d’Orta, arroccata sulle pendici della Valsesia, dove le Alpi si fanno più dolci e il fiume Sesia scorre impetuoso, si manifesta come una visione la cittadina di Varallo. Chiamata la Gerusalemme d’Italia, questo borgo piemontese è un luogo di pellegrinaggio e meraviglia, dove arte, fede e natura si intrecciano in un paesaggio che sembra uscito da un quadro. Passeggiare tra i vicoli acciottolati, le case dai tetti spioventi, le botteghe artigiane e le osterie che emanano profumi di vino e polenta: un’esperienza unica e irripetibile. Sembra di vivere un sogno a occhi aperti.

Cosa vedere a Varallo


[Foto presa dall’account Facebook della città di Varallo @Città di Varallo/Facebook]
Varallo va scoperta con calma, è necessario perdersi tra le sue stradine, entrare nelle chiesette e nei musei, prima di raggiungere quella che viene identificata come la sua anima: il complesso monumentale del Sacro Monte, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il centro storico si sviluppa intorno a Piazza Vittorio Emanuele II, con i suoi portici eleganti e i caffè storici. Questo è il punto di partenza per esplorare il borgo. Infatti, si può raggiungere il maestoso Palazzo dei Musei, scrigno di tesori artistici e scientifici. Al suo interno custodisce la Pinacoteca di Varallo, con i dipinti di Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo, e il Museo di Storia Naturale Pietro Calderini. Qui, sono conservati fossili, minerali e, soprattutto, la raffinata sezione egittologica. Un altro fulcro della vita di questo borgo è Piazza Ferrari, dominata dalla sobria eleganza di Santa Maria delle Grazie. La chiesa unisce semplicità francescana e solennità gotica, con archi slanciati e un soffitto a travi scoperte che evocano atmosfere medievali. Qui, è possibile ammirare la Parete Gaudenziana, affrescata nel 1513, in grado di lasciare senza fiato chiunque la ammiri. Sulla parete sono dipinte ventuno figure a grandezza naturale, realizzate con una perfezione tale da sembrare vive, che raccontano la Passione di Cristo. Meritano la visita anche la Collegiata di San Gaudenzio con un interno barocco ricco di stucchi e pale d’altare, e il Ponte Antonini, che permette di attraversare il Sesia. Per concludere in bellezza l’esplorazione della cittadina ci si deve concedere una visita al Sacro Monte.

Sacro Monte e la natura circostante


Dal centro si può scegliere se raggiungere il complesso del Sacro Monte tramite la funivia o immergersi nella natura, percorrendo il sentiero pedonale che si inerpica tra i boschi, regalando scorci improvvisi sulla valle e sul fiume Sesia. Il complesso del Sacro Monte è stato fondato alla fine del Quattrocento dal frate francescano Bernardino Caimi, questo percorso sacro riproduce i luoghi della Passione di Cristo attraverso 45 cappelle disseminate lungo un pendio boscoso. Al loro interno, oltre 800 statue in terracotta policroma e legno, a grandezza naturale, narrano episodi della vita di Gesù con un realismo teatrale. Nella Cappella della Crocifissione, le figure sembrano animate da un soffio vitale; nel Sepolcro, il silenzio è rotto solo dal fruscio del vento tra gli alberi. In cima al colle, la Basilica dell’Assunta custodisce affreschi di Gaudenzio Ferrari, mentre il panorama sulla valle lascia senza parole. In tutta la zona, la natura regna sovrana. Infatti, Varallo è anche la porta d’accesso alla Valsesia, una valle modellata da ghiacciai e corsi d’acqua.

Cosa mangiare

La cucina locale riflette molto l’essenza montanara. I piatti tradizionali di questo territorio hanno sapori robusti e decisi. Uno dei piatti simbolo è la panissa, un risotto preparato con riso, fagioli di Saluggia, salamino e lardo: un piatto unico, nutriente e avvolgente, che porta con sé il sapore autentico della tradizione contadina. Anche i secondi affondano le radici nella cucina di montagna, come il capriolo alla valsesiana, stufato nel vino rosso con ginepro e erbe aromatiche. La Valsesia è terra di formaggi d’alpeggio: la Toma e il Maccagno sono i più celebri, ma vale la pena assaggiare anche il Saret, un formaggio stagionato dal sapore intenso, e i Bettelmatt, formaggio di pasta semi-cotta, che stagiona solitamente per un minimo di 60 giorni.  Tra i salumi, invece, spicca la salsiccia di fegato, speziata e avvolgente. Per chiudere il pasto ci sono numerosi dolci i torcetti al burro, friabili e dorati, la miascia, torta rustica a base di pane raffermo, mele, pere e uvetta e le miacce, simili a crespelle, sia dolci (con zucchero e marmellata) che salate (con formaggio). Infine, sono da provare i classicissimi brutti ma buoni (biscotti alle nocciole) e il torcetto valsesiano, una biscotto croccante.

[Foto copertina presa dall’account Facebook della città di Varallo @Città di Varallo/Facebook]

Matteo Cicarelli
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