Viaggio a Tindari: il borgo che nasconde il segreto della Madonna Nera

Matteo Cicarelli  | 24 Ago 2025

In Sicilia, sul versante occidentale, c’è un borgo poco conosciuto, ma che regala scenari da fiaba, tant’è che sembra di trovarsi in un racconto de “Le mille e una notte”. Man mano che ci si avvicina all’ingresso della cittadina, è impossibile non notare e rimanere abbagliati dalla bellezza del Santuario della Madonna Nera che, con la sua architettura orientaleggiante, svetta sul promontorio e domina la costa. Questo è il luogo ideale per ammirare il mare che all’ora del tramonto si tinge di arancione. Tindari manifesta anche i segni delle numerose dominazioni, infatti sono ancora visibili i resti dell’antica città fondata dai Greci. Vale la pena perdersi per le stradine di questa gemma che sorge dal Mediterraneo e innamorarsi dei suoi scorci. 

Cosa vedere a Tindari: tra mito e archeologia


La città è stata fondata nel 396 a.C. da Dionisio di Siracusa, per ricompensare i suoi mercenari. La storia millenaria di Tindari, oltre a essere segnata dai domini dei Cartaginesi, Romani, Bizantini e Arabi, è intrecciata con racconti e leggende, a partire dal suo nome che richiama il mito di Tindaro, re di Sparta. Il grande emblema di questa città è la statua della Madonna Nera, il cui passato misterioso è ancora avvolto nella leggenda, custodita nel Santuario della Madonna Nera, che come una vedetta svetta sulla costa. Secondo la leggenda, la statua giunse dall’Oriente nell’VIII secolo. Una nave nascondeva la statua nella stiva per sottrarla alla furia iconoclasta. A causa di una tempesta, l’imbarcazione dovette rifugiarsi a Tindari, al momento di ripartire la nave sembrava diventata inspiegabilmente pesantissima. I marinai, solo dopo aver lasciato a terra la statua, riuscirono a salpare. Quel evento miracoloso è ancora oggi celebrato con una grande festa il 7 settembre. Accanto al santuario si trova l’area archeologica, che custodisce preziose testimonianze di varie epoche, dai resti dell’acropoli e di templi come quelli di Giove e Nettuno, fino all’impianto urbano romano. La struttura della città antica è ancora perfettamente distinguibile. Sono visibili il teatro e le sontuose domus.

Spiagge e natura 


Tindari non è solo storia, archeologia e mito, ma è soprattutto natura. Un luogo di grande interesse è la valle di Tindari, un’immensa oasi naturale. Proprio qui si trovano i laghetti di Marianello, ovvero dei laghetti separati tra loro da lingue di sabbia. L’origine di questi laghetti è da attribuire all’intervento umano, per modifiche dell’assetto idrogeologico del torrente Timeto. Davanti ai laghetti sorge una spiaggia dalla sabbia dorata e dall’acqua cristallina. Il luogo ideale in cui rilassarsi. Gli amanti dell’avventura non possono esimersi dal visitare la grotta Donna Villa. Una cavità rocciosa accessibile da 3 piccole caverne. Al suo interno si trovano numerose stalattiti e stalagmiti. L’aspetto più interessante è la leggenda legata a questo luogo. Si narra che anticamente fosse abitata dalla maga Donnavilla, brutta e deforme, che ammaliava i naviganti trasformandosi in una fanciulla avvenente per attirarli nella sua dimora. Dopodiché li faceva cadere in un sonno profondo per derubarli delle loro monete. Qui, la natura la fa da padrona e questo diventa palese se si passeggia lungo il Sentiero Coda di Volpe. Questo sentiero, un tempo usato per il collegamento tra il porto e Tindari, è diventato in tempi più recenti la via sacra per il Santuario della Madonna Nera. Il suo percorso offre uno dei panorami più spettacolari della Sicilia, abbracciando l’insenatura di Marinello e le sue lagune.

Cosa mangiare


Proprio come tutte le città della Sicilia anche Tindari ha una lunga tradizione enogastronomica. Il re indiscusso è il mare, infatti non si può lasciare l’isola senza aver assaggiato piatti come le sarde a beccafico, gli involtini di pesce spada o lo stoccafisso alla messinese. Per chi cerca i sapori della terra, le olive nere di Tindari, condite con aglio e peperoncino, sono un antipasto irresistibile,così come la caponata di melanzane, dolce e agrodolce al tempo stesso. Chi desidera invece un primo piatto dal gusto intenso e deciso può provare la pasta ’ncaciata, una sorta di timballo con melanzane, ragù e ricotta salata, cotto al forno fino a doratura. Non mancano i dolci che richiamano le radici arabe dell’isola, con le mandorle protagoniste in torroni e nelle paste di mandorla. Da provare assolutamente, però, sono i piparelli, biscotti speziati a base di miele e cannella, i cannoli ripieni di ricotta e le granite. 

Matteo Cicarelli
Matteo Cicarelli


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